Il Terzo Polo è morto, parola di Casini - Diritto di critica
Su Twitter Casini seppellisce l’esperienza del Terzo Polo. All’indomani del risultato disastroso delle amministrative, il leader UdC dà il benservito ai colleghi di Futuro e Libertà e Alleanza per l’Italia: il terzetto “non è in grado di rappresentare la richiesta di cambiamento e novità”. E rilancia, dal suo “eremo”, il Partito della Nazione. Ha un anno di tempo prima di trovarsi a rincorrere il Pd, e rimpiangere di non essersi unito alla “foto di Vasto”.
Alla fine ha ragione Grillo, il Terzo Polo è lui. Almeno a leggere i risultati delle elezioni amministrative, un’alternativa al bipolarismo Pd-Pdl non esiste più: IdV e Sel non hanno trovato le conferme che cercavano e la Lega è sotterrata nei suoi guai giudiziari. Il centro resta debole: Bocchino e Della Vedova ammettono che “il travaso di voti dal Pdl al Terzo Polo non c’è stato”, e che il progetto stesso perde senso.
Casini se ne rende conto meglio degli altri. D’Alema gli sta facendo una corte serrata ma aggressiva, ricordando a tutti che “il Pd vuol governare, senza il Pd l’Italia non si governa”. Unirsi al vincitore – almeno come alleanza – forse intriga Casini, ma l’idea della foto di Vasto lo spaventa. Potrebbe ritrovarsi al fianco di gente come Vendola, cosa inaudita ai suoi sostenitori (specie in Vaticano e all’Opus Dei). Assolutamente no. Niente alleanze con i rossi, si va al partito della Nazione. Un nome che rievoca tante cose, tutte morte nella prima repubblica: magari rispolvera anche le vecchie glorie dei partiti repubblicano e liberale, con buona pace della “novità”.
Il rischio vero, per i moderati, è perdere chi li rappresenta. O almeno, di ritrovarsi incanalati in un partito-guscio dove i voti servono solo a difendere rendite di posizione o personaggi ormai esausti. Come il Pdl che verrà – Berlusconi sta già pensando all’inno, qualcosa in stile Dacia di Putin, ma col mandolino.