Tiburtina, il ponte sospeso aspetta ancora - Diritto di critica
Inaugurata 6 mesi fa, ma ancora incompleta. La nuova Stazione Tiburtina è una cattedrale nel deserto: il traffico è al minimo (10-15 eurostar al giorno), l’area commerciale sospesa è chiusa. La società che la gestisce, Grandi Ferrovie, può star tranquilla: il contratto d’appalto non prevede penali nè scadenze. E lo stesso vale per altre 12 stazioni del Paese, ferme o quasi.
Tiburtina, un Ponte deserto. Dopo tre anni di lavori e l’incendio del 24 luglio scorso, è finalmente arrivata l‘inaugurazione il 28 novembre 2011, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ma la stazione non è diventata operativa, non del tutto. I treni – al momento solo una decina di Eurostar, il resto traffico regionale – transitano dai binari “est”, i più lontani da raggiungere, mentre il resto dei binari è inutilizzato. La galleria sospesa, fiore all’occhiello del progetto ed effettiva fonte di guadagno per chi gestisce la società (tra affitti dei negozi e spazi pubblicitari), è invece chiusa. Saracinesche abbassate. I viaggiatori si accontentano di un cortile all’aperto con le biglietterie automatiche esterne e due bar – poi la corsa ai treni nel tunnel sotterraneo.
La cosa più strana è che nessuno ha idea di quando sarà agibile il grande ponte sospeso. La società di gestione dell’appalto è Grandi Stazioni – 60% di Ferrovie dello Stato e 40% a Caltagirone, Benetton e Pirelli – ed avrebbe tutto l’interesse a rendere operativo il “boulevard urbano”. Da lì infatti ricaverà milioni di euro in affitto dei locali commerciali e dalla vendita della pubblicità – o almeno così dovrebbe essere. Invece, da 6 mesi l’opera è ferma e semi abbandonata.
Grandi Stazioni ha un pessimo curriculum. Nel 2003 il Cipe affidò alla società – senza concorrenza, visto che la stessa RFI affidò alla sua controllata l’appalto – 13 stazioni chiave,da Milano Centrale a Palermo: in dieci anni i lavori sono ancora incompleti negli hub del Nord e appena all’1% degli interventi a Bari, Palermo e Napoli. A salvare la società dal tracollo per inadempienza è l’assenza di qualsiasi penale: possono ritardare la costruzione a discrezione, perché la società che ha dato in gestione l’appalto è Ferrovie dello Stato, controllante di Grandi Ferrovie.
Legambiente Lazio prova ad alzare la voce e a farsi sentire. Il presidente Lorenzo Parlati chiede di “smetterla con gli enormi disservizi ai viaggiatori e lo spreco di corrente inaccettabile, RFI faccia capire lo stato dei lavori per il ripristino del funzionamento di tutti i binari, dopo l’incendio del 24 luglio, e l’apertura dell’accesso dal lato Pietralata con il ponte pedonale.” All’attacco anche Elio Lannutti, presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef e senatore IdV: il 21 febbraio lanciò una fremente interrogazione al ministro Passera (Trasporti e Infrastrutture), caduta purtroppo nel vuoto o quasi. Intanto il ritardo della Stazione Tiburtina si accumula, senza che nessuno ne risponda.
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Un suggerimento… e se passassimo dalle denuce sul web alle denunce alla procura della Repubblica per spreco di danaro pubblico? ….. azzz dovremmo costruire troppi istituti di pena? bè intanto darebbero lavoro e poi ci toglierebbero dal costo quotidiano immeritati “dirigenti, maneger e affini” o no?
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