L'Austria, il paese "disoccupazione zero" e nessun articolo 18 - Diritto di critica
Articolo 18 o no. Questo il problema che “affligge” politici e lavoratori italiani negli ultimi mesi. Ma, mentre si continua a discutere il tempo passa e la disoccupazione in Italia, soprattutto quella giovanile, registra continui record. In Austria invece, senza articolo 18, la disoccupazione è bassissima nonostante il periodo di crisi globale. Certo, le due economie non posso essere messe a confronto, ma il caso austriaco dimostra come le paure sollevate dai sindacati italiani non siano necessariamente reali.
Il paradiso delle imprese. L’Austria è in Europa il paese con il più basso tasso di disoccupazione (4,2%) ed è uno Stato in cui si può licenziare senza fornire alcuna motivazione. Il segreto del suo successo è la combinazione vincente di basse tasse sulle imprese, innovazione, formazione di alto livello e flessibilità nel mercato del lavoro. Grazie alla scarsa pressione fiscale, l’Austria è diventato il paradiso delle imprese e soprattutto delle grandi multinazionali. Ben 303 l’hanno scelta come sede insieme ad altre mille società. Nel 2005 è stata tagliata l’imposta sulle persone giuridiche (che equivale alla nostra Ires) diventando l’aliquota più bassa dell’eurozona dopo quella irlandese. Inoltre, le società hanno la possibilità di detrarre le perdite subite in sedi estere per essere tassate unicamente sui profitti realizzati in casa. In questo modo la tassazione delle multinazionali scende al 22%. Una riduzione d’imposta del 20% è prevista per le imprese che formano i nuovi lavoratori.
La flessibilità del mercato del lavoro. Altra carta vincente giocata dal governo di Vienna riguarda il mercato del lavoro la cui flessibilità ha reso il paese particolarmente competitivo. L’orario di lavoro è molto elastico e sono consentiti anche riduzioni d’orario decise dalle aziende con i singoli dipendenti, compensate da parte dello Stato e necessarie per far fronte alle fasi caratterizzate da cali di produttività, per poi tornare nuovamente alla normalità una volta terminato il periodo d’emergenza. Non da poco nei periodi di crisi e di scarsa occupazione. La flessibilità austriaca comprende naturalmente anche la possibilità che i datori di lavoro siano liberi di licenziare il personale senza fornire motivazioni. Ciò incoraggia molto le assunzioni essendo le aziende libere di ridurre il personale quando necessario. Con questo mix di misure l’Austria si posiziona al terzo posto nel mondo, dietro a Danimarca e Svizzera, per motivazione ed impegno dei lavoratori. Tuttavia ciò non significa che i lavoratori austriaci siano privi di tutele. È previsto infatti il diritto al preavviso sul licenziamento da due settimane a cinque mesi (nel caso degli over 50) e una vasta offerta formativa per permettere il rapido reinserimento nel mondo del lavoro.
Sebbene anche l’Austria stia conoscendo un aumento del numero di contratti a tempo determinato, di casi di lavori sottopagati e di scarsezza di nidi e scuole materne che ostacolano le carriere femminili, i risultati che ha raggiunto la rendono sicuramente un esempio da seguire o comunque da tenere in considerazione.
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Fuffa… Incommensurabile FUFFA
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