Quando si vota? Dipende dalle elezioni di domenica prossima - Diritto di critica
Nessuno ne parla. Il voto di domenica prossima è tabù. Non perché si tratta di un semplicissimo voto amministrativo. Tutt’altro. I partiti lo sanno bene: da questo voto si capirà quando sarà ora di andare al voto. Bersani potrebbe essere tentato a sfiduciare Monti di fronte ad un successo devastante. Mentre Berlusconi e Alfano potrebbero non riuscire a tenere insieme il partito di fronte ad un crollo verticale dei consensi.
Litigi e corteggiamenti, ecco la politica pre-elettorale. E, mentre Grillo fa harakiri sulla mafia, gli altri partiti non restano a guardare. Da una parte Di Pietro cerca di ritornare sulla cresta dell’onda attaccando Monti e proponendo all’ex comico genovese un’alleanza a sinistra. Dall’altra parte c’è la Lega, in preda ogni giorno di più a liti interne. L’ultima sortita di Bossi ha riacceso gli animi dentro al partito che si è diviso tra chi chiede pulizia e nuove generazioni al comando e chi non vuole abbandonare il re Umberto, mentre precipita l’asticella dei consensi. L’unico che guarda con distacco la situazione è Nichi Vendola. Vuole vedere effettivamente cosa succederà domenica per capire se il Pd può giocare da solo o avrà bisogno di lui. E, nel caso in cui i democratici dovessero scegliere di allearsi con l’Udc, sarebbe realmente disponibile – come hanno scritto diversi quotidiani – ad entrare nel Pd?
Il governo è a rischio (e forse lo rimpiangeremo). Di fronte a questa incertezza generale, Monti trema. E con lui rischiano di tornare a tremare i mercati. Improvvisamente il rigore potrebbe lasciare spazio ad una maggiore spesa pubblica. Da una parte la destra – che difficilmente riuscirà a tornare al governo senza l’aiuto dell’Udc – critica Monti per le troppe tasse, dall’altra il Pd per l’enorme costo sociale che questo governo sta chiedendo all’Italia. Ma il governo esprime una politica di compromesso che nasce dall’incontro di due visioni del mondo diverse: quella liberista e corporativistica da una parte, e quella liberal e progressista dall’altra. È nell’ordine delle idee il fatto di scontentare tutti. Maroni ha definito Monti un curatore fallimentare. Piuttosto il professore sta cercando di risanare i conti. E se domani l’ABC dovesse andare in crisi e il Pd o il Pdl decidano di staccare la spina al professore, rimane un tremendo dubbio: chiunque verrà, riuscirà a salvare l’Italia facendo – in qualche caso – scelte impopolari? Non è che tra un anno rimpiangeremo Monti e tutti i tecnici?
Twitter: @PaoloRibichini