Vocabolario economico: cos'è il Default - Diritto di critica
Se avete prestato dei soldi a qualcuno e costui, giunta la data prestabilita, non ve li restituisce perché li ha spesi e non ne ha altri disponibili, potete reagire in vari modi: il più elegante è constatare che quella persona è in ‘default’, il meno elegante è frantumargli il porcellino salavadanaio (sempre che ne abbia uno) per recuperare almeno gli spiccioli.
LE ALTRE SCHEDE: COS’E’ LO SPREAD – COS’E’ IL FTSE Mib
Detto in maniera un po’ più rigorosa, il default (pronuncia: difólt) è l’incapacità, totale o parziale, di far fronte a un debito, ossia di restituire un finanziamento pagando somme di denaro e relativi interessi nei tempi dovuti, vale a dire entro le date pattuite.
Il soggetto inadempiente può essere un singolo, un’azienda o anche una nazione. Proprio quest’ultimo è il caso che ci interessa di più, visto il gran parlare negli ultimi mesi del ‘caso Grecia’. In effetti, anche se molti mezzi di informazione hanno continuato a parlare di ‘salvataggio’ della Grecia e di ‘default scongiurato’, si può tranquillamente affermare che il paese ellenico è tecnicamente in default già dall’ottobre 2011: fu allora infatti che un accordo tra i paesi dell’Eurozona stabilì un haircut (letteralmente: taglio di capelli) del 50%, cioè un dimezzamento del valore delle obbligazioni greche. Pertanto chi avesse in precedenza acquistato, per esempio, 100.000 euro di bond greci, ne avrebbe ricevuti indietro alla scadenza solo 50.000 (in realtà i dettagli della questione sono un po’ più complessi, ma la sostanza non cambia).
Va ricordato peraltro che il default o, per usare un italianismo, il fallimento (parziale) della Grecia è solo l’ultimo di una ingloriosa serie storica di default, dichiarati da varie nazioni del mondo. Solo per citare i casi più recenti, nel 1998 la Russia ha svalutato il rublo dell’84%, nel 2001 l’Argentina non ha restituito i bond e nel 2008 l’Islanda ha azzerato il debito; per non parlare poi del Venezuela, che ha dichiarato fallimento ben cinque volte nel giro di trent’anni.
Prima di comprare le obbligazioni di uno stato, è meglio verificare la sua situazione finanziaria: oltretutto le nazioni non hanno nemmeno un porcellino da rompere, che consenta di recuperare almeno gli spiccioli.
Comments