Allarme Unicef, in Siria «bambini traumatizzati e con gravi disagi» - Diritto di critica
La Siria continua a bruciare, bruciare per una guerra che miete vittime giorno dopo giorno, ma sulla quale i riflettori dell’opinione pubblica si puntano solo di rado. A tentare di ridestare l’attenzione verso una strage che continua a colpire soprattutto la popolazione inerme, tuttavia, è giunto nei giorni scorsi l’allarme dall’Unicef, che ha evidenziato come a portare uno dei fardelli più pesanti della crisi siriana sono proprio i più piccoli, i bambini e i ragazzi.
La Siria. Nel corso del Forum umanitario sulla Siria, infatti, l’organizzazione umanitaria ha sottolineato come oltre il 50% dei rifugiati in Giordania, Libano e Turchia come conseguenza dei feroci scontri che si stanno consumando nel Paese mediorientale siano minorenni. «L’Unicef è estremamente preoccupato per le notizie provenienti dal campo – ha spiegato il vice direttore dei Programmi di Emergenza Unicef, Dermot Carty -: dalle interviste a bambini e familiari risulta che la maggior parte dei minorenni sono traumatizzati e mostrano segni di grave disagio. Ci appelliamo a tutte le parti coinvolte per proteggere i bambini dalle conseguenze fisiche ed emotive delle violenze e degli spostamenti». Una situazione preoccupante, che ha spinto l’organizzazione a chiedere ulteriori fondi così da poter rispondere in modo più efficace alle richieste di aiuto e alle necessità degli sfollati, che giorno dopo giorno continuano ad aumentare: l’Unicef è infatti parte attiva nel Piano Regionale di Risposta (RRP) coordinato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) e avviato a marzo – per il quale sostiene programmi di istruzione e di sostegno psico-sociale e la creazione di spazi a misura di bambino nei campi in Giordania e Libano – ma a fronte dei 7,4 milioni di dollari richiesti, l’Unicef ne ha ricevuti finora solo 1,5.
Un problema, quello dei fondi, che colpisce non solo l’Unicef: «A un mese dal lancio dell’appello per 84 milioni di dollari da parte delle Nazioni Unite e dei suoi partner umanitari in favore dei rifugiati siriani in Giordania, Libano, Turchia e Iraq, – spiegano infatti in una nota congiunta Unhcr e i suoi partner nella regione interessata – la quantità di contributi erogati e’ inferiore al 20%. Ad oggi solo 8 delle 34 organizzazioni che avevano richiesto finanziamenti nell’ambito del Piano Regionale di Risposta per la Siria hanno ricevuto contributi, che complessivamente ammontano a 15,6 milioni di dollari». Secondo i dati dell’Unhcr, i rifugiati siriani assistiti nell’area sono oltre 61mila, di cui 21.000 in Libano, 13.751 in Giordania, 23.971 in Turchia e 2.376 in Iraq.
Lo Yemen. L’attenzione dell’Unicef si è puntata però anche sullo Yemen, dove i bambini sono le principali vittime delle mine antiuomo e degli ordigni inesplosi, in un crescere di numeri che ha avvicinato i primi tre mesi del 2012 a tutto l’anno 2011: da gennaio ad oggi, infatti, risulta che 13 bambini abbiano perso la vita e altri 12 siano stati mutilati a causa di mine antiuomo (nel 2011, il bilancio era stato di 28 bambini uccisi e 9 mutilati). «L’Unicef è profondamente turbato da questi sviluppi – ha detto al riguardo Geert Cappelaere, rappresentante dell’Unicef in Yemen – e sollecita fortemente il governo di transizione e tutte le parti interessate in Yemen a garantire, in ogni momento, la sicurezza di tutti i bambini e il loro accesso senza ostacoli a servizi sociali di base. I bambini rappresentano oltre la metà della popolazione dello Yemen ed è nostra comune responsabilità garantire il soddisfacimento dei loro diritti e la loro protezione». Le ultime vittime di cui si ha avuto notizia risalgono all’inizio della scorsa settimana, quando tre bambini sono stati uccisi da una bomba nella provincia di Hadramout mentre erano in cammino verso la scuola.