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Diritto di critica | November 22, 2024

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"La nostra Costituzione è riuscita nel tempo a vincere molte sfide" - Diritto di critica

“La nostra Costituzione è riuscita nel tempo a vincere molte sfide”

È in distribuzione in tutte le librerie un’appassionante ed attualissima raccolta di saggi sulla nostra Costituzione scritta da Cesare Pinelli e intitolata Nel lungo andare. Una Costituzione alla prova dell’esperienza. Scritti scelti 1985-2011, Editoriale Scientifica, Napoli (pp. 655, euro 35).

Cesare Pinelli è nato nel 1954 a Roma, dove ha sempre vissuto. Si è laureato in Giurisprudenza nel 1976 con una tesi sulla legittimità costituzionale della legge del 1963 istitutiva dell’Ordine dei giornalisti. Pinelli nel corso della sua vita non ha avuto solo un asettico interesse giuridico, ma ha speso le proprie energie nel campo della cultura politica, quale membro della redazione delle riviste di ispirazione socialista e democratica Mondoperaio e Italianieuropei, nonché direttore del centro culturale Mondoperaio dal 1986 al 1993, e membro del Comitato direttivo del Centro per la riforma dello Stato, fondato da Pietro Ingrao dal 1996 al 2000. Nel 2006 è stato chiamato alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma, dove insegna Istituzioni di diritto pubblico.

Lo abbiamo incontrato proprio mentre si discute di riformare alcune parti della nostra Costituzione e soprattutto il sistema elettorale. “Di riforme della Costituzione si parla da trent’anni, – afferma Pinelli – e alcune per la verità sono anche state fatte, senza per questo però attenuare la domanda di riforma che continua a dominare il dibattito politico e mediatico. Mentre sono convinto che sarebbe bene modificare i congegni di raccordo tra parlamento e governo, quali ancora previsti dalla Costituzione, così come alcune disposizioni relative alle competenze delle Regioni e infine la composizione del Senato, in modo da trasformarlo in Camera rappresentativa delle regioni e dei comuni, il dibattito politico e mediatico sulla Costituzione che caratterizza da tempo il nostro Paese mi sembra un dibattito malato.”

Qual è il virus?

“Consiste in una ossessiva coazione a ripetere le rispettive parti: quella di chi sostiene una tradizione imbalsamata, e che quindi non sopporta l’idea stessa di cambiare la Costituzione, e quella opposta che insegue una modernizzazione finta, che vorrebbe disfarsi della Costituzione, vista come relitto politico di una generazione scomparsa. Invece, la Costituzione può sempre essere cambiata, e non solo perché essa stessa lo prevede espressamente, ma non la si può cambiare come se fosse un pret-à-porter, e nemmeno come se fosse una legge qualsiasi. Le costituzioni si scrivono per fissare i principi e le regole generali della convivenza e quindi aspirano a durare oltre una legislatura o una generazione.

L’imperativo di cambiare radicalmente Costituzione e di fondare una Seconda Repubblica non era il fine primo e ultimo della P2 guidata da Licio Gelli?

“Sì, era uno degli obiettivi della P2 sul presupposto, giusto, che la nostra Costituzione si basasse su princìpi di democrazia e di civiltà liberale radicalmente opposti a quelli che avevano guidato per parecchi decenni la condotta politica dei militari sudamericani, spesso dittatori dei loro paesi, amici del materassaio di Arezzo. Però questo obbiettivo è completamente fallito”.

Grazie alla scomparsa dalla ribalta politico mediatica di Silvio Berlusconi e la formazione del “governo del Presidente” guidato da Mario Monti?

“No, perché in realtà lo stesso Berlusconi non si è mai interessato di cambiare davvero la Costituzione, come in fondo non si è nemmeno mai preoccupato di esprimere una vera e propria linea politica. Era ed è interessato molto più ad altro. C’è poi da aggiungere che la formula “governo del Presidente” non rispecchia la realtà di un governo come quello presieduto da Mario Monti, che è stato nominato dal Capo dello Stato, ma che sta in piedi solo perché ha ottenuto la fiducia delle Camere e continua a goderne, esattamente come tutti gli altri governi della Repubblica.”

Qual è il filo rosso che lega tutti i saggi da lei scelti per questa antologia?

“E’ proprio il fatto, che si può dimostrare, che la nostra Costituzione è riuscita nel tempo a superare moltissime sfide, non solo politiche, ma anche sociali ed economiche. Il libro si articola in tre parti: “la costituzione e l’incivilimento degli italiani”, dove sono raccolti i saggi di storia, dalla Resistenza al passaggio a quella che erroneamente è stata chiamata Seconda Repubblica, fino alle riflessioni sulla responsabilità anche collettiva degli italiani, che è un po’ il buco nero di tutti i nostri discorsi. La seconda parte, intitolata “Diritti fondamentali e formazioni sociali” parla delle grandi questioni del lavoro, del mercato, dell’immigrazione e della laicità. La terza, “Democrazia, diritto di voto, partiti politici” si occupa di corruzione, di sistemi elettorali, e soprattutto dei partiti, fino all’ultimo saggio intitolato “Il paradosso di una partitocrazia senza partiti”.