Governo: ''Le tasse non cresceranno". Ma addio sgravi fiscali - Diritto di critica
Il principio è sempre lo stesso: cambia tutto per non cambiare niente. La legge delega varata dal CdM redistribuisce il carico fiscale in ogni settore – da Tizio a Caio e viceversa – senza aumenti: ma nemmeno riduzioni. Il “sistema più equo” sventolato da Monti si riduce ad un giro di ruota tra contribuenti. E il fondo per gli sgravi fiscali sparisce come d’incanto.
Nessuna traccia del Fondo per gli sgravi fiscali, la delega del Consiglio dei Ministri non ne fa cenno. Questo fondo avrebbe dovuto utilizzare il “tesoretto” della lotta all’evasione per finanziare il taglio delle tasse. Avrebbe cioè consentito a chi oggi non ha più buchi da fare nella cintura di tirare il fiato, almeno un pò, e trarre vantaggi dalla lotta ai disonesti che lo hanno danneggiato per anni. Invece no. Quei soldi non ci sono. Nemmeno per le fasce disagiate o per incoraggiare la crescita, con la defiscalizzazione dei comparti produttivi promettenti. Un investimento che, pare, non è ancora il momento di fare.
Le redistribuzioni di pressione fiscale ci saranno “dentro casa”. Il peso complessivo delle tasse per le famiglie di medio reddito italiane, per dire, non aumenterà: ma tra queste, alcuni pagheranno di più a vantaggio di altri. Il gioco resta a somma zero. E’ equo? Forse, se il progetto su carta funzionerà alla perfezione nella realtà: ma alla fine dei giochi, le tasse totali restano quelle. Non si sfugge.
Giochi e Frodi scritti in piccolo. Gli ultimi commi della legge delega parlano di nuove tasse sui giochi, ufficialmente “per contrastare le ludopatie, tutelare i minori e inibire la pubblicità”: più probabilmente, per raccogliere maggior gettito (non dimentichiamo che il boom delle lotterie è consentito e approvato dall’Aams, i Monopoli di Stato). E per finire, rispunta il reato tributario per i “comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e utilizzo di documentazione falsa”: quel caro vecchio “falso in bilancio” depenalizzato dal Governo Berlusconi. Monti lo rispolvera, ma solo per “dargli maggior rilievo”, specie sul piano sanzionatorio. Alfano non permette di più.