Al Sud meno fallimenti, parola di Cerved - Diritto di critica
Tre anni di crisi, 12 mila imprese chiuse per fallimento: tutte in Lombardia, Piemonte e Veneto. Il cuore produttivo dell’Italia si scopre in ginocchio, mentre il Sud accusa meno. E anche se Campania e Lazio cominciano a vedersela nera, Basilicata e Puglia sembrano farcela. E’ l’inizio di una “rivoluzione industriale terrona”?
A Milano chiudono 34 imprese ogni 10mila, record negativo d’Italia. Sotto la Madonnina si piange la miseria delle imprese di servizi (che su scala nazionale sono ormai 15mila a chiudere) e dell’edilizia. L’ultimo anno è stato il peggiore, con quasi 40 imprese fallite in meno di un anno. Il Veneto, dove un tempo si contava un’azienda per ogni abitante, non sta meglio con un tasso di 24 chiusure ogni 10mila. I dati li snocciola il Cerved, raccontando un’Italia che sta cambiando sotto la mannaia della crisi.
Industria in ginocchio, poi le case e i servizi. Proprio i fiori all’occhiello dell’economia del Nord, dove il circolo virtuoso partiva proprio dalla nascita di nuove aziende (le startuppers manifatturiere richiedevano nuove costruzioni, ottenevano prestiti e alimentavano con i propri fatturati l’industria dei servizi). Il paradigma è crollato, con il taglio dei prestiti delle banche: e addio all’edilizia, alle startup e ai nuovi servizi (web e telefonici soprattutto).
Al Sud no. Per anni abbiamo pensato il Meridione come una terra desolata, priva di aziende, sostenuta soltanto da poche “cattedrali nel deserto” di derivazione statale e tanti campi coltivati – sotto il giogo mafioso, s’intende. I numeri oggi ci dicono che non è così. Mentre Lazio e Campania seguono la “rovina” milanese (in un solo anno i fallimenti sono cresciuti del 23 e del 30%), Basilicata, Sicilia e Puglia si salvano con meno del 10% di chiusure.
Dietro questi dati ci sono mille cause: ma è interessante notare che proprio la Puglia e la Basilicata sembrano sfuggire all’ondata di crack. Le due regioni sono le basi di sviluppo delle nuove energie pulite, soprattutto fotovoltaico ed eolico, e stanno tirando su una filiera regionale niente male.
E’ l’inizio di una nuova stagione economica per l’Italia? Tra vent’anni guarderemo al Sud come al nuovo cuore industriale italiano, almeno per “cessata concorrenza” del Nord? Pensiamoci.