Calcio scommesse: lo scandalo si allarga. "Quell'autogol voluto" - Diritto di critica
La conferma agli investigatori è arrivata: un autogol voluto per truccare una partita di calcio, 300mila euro per depositare il pallone nella propria rete e permettere al Lecce, l’antagonista per eccellenza del Bari, di restare in Serie A. Il difensore dell’Atalanta Andrea Masiello è in prigione, arrestato ieri mentre era a casa con la famiglia. Dopo aver negato più volte, durante gli interrogatori, la combine del derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011 (0-2), il calciatore ha confessato.
Il quadro che ne è emerge, al vaglio degli inquirenti, vede protagonisti esponenti della malavita barese, capi della tifoseria locale dediti a continue minacce ai loro beniamini, affinché perdessero le partite sulle quali gli stessi ultrà scommettevano ingenti somme di denaro. Non tutti i giocatori accettarono di truccare le partite, nonostante le minacce ricevute. L’ex portiere del Bari Gillet e Marco Rossi, per esempio, avvertirono il direttore sportivo Angelozzi e scesero in campo impegnandosi al massimo, nonostante nelle ultime partite il Bari fosse già retrocesso in serie B.
In carcere ieri sono finiti anche gli amici di Masiello e “scommettitori” Gianni Carella e Fabio Giacobbe. Quest’ultimi saranno sentiti in Procura quest’oggi, mentre al difensore dell’Atalanta toccherà mercoledì. Tuttora sono cinque le partite del Bari della massima serie nel mirino degli investigatori (Bologna-Bari, 22 maggio 2001 0-4, Udinese-Bari, 9 maggio 2010 3-3, Cesena-Bari, 28 novembre 2010 1-0, Bari-Genoa, 2 maggio 2010 3-0 e appunto Bari-Lecce del 15 maggio 2011 0-2). La lista si allunga con altri club di A, compresa la Lazio. L’inchiesta di Cremona, che si intreccia con quella di Bari, potrebbe arricchirsi di ulteriori sviluppi. L’attenzione degli agenti della Squadra mobile e dello Sco (Servizio centrale operativo) si concentra su due partite della società biancoceleste dello scorso campionato: Lecce – Lazio (2-4) e Lazio – Genoa (4-2). A parlarne per la prima volta fu il pentito Carlo Gervasoni, ex Piacenza, nel suo interrogatorio dopo l’arresto del 27 dicembre scorso. La circostanza fu confermata il 12 marzo corso, quando il giocatore comparì davanti al procuratore Roberto Di Martino, in un interrogatorio dal contenuto secretato.
Nel frattempo, è giunta agli inquirenti cremonesi la rogatoria ungherese con la trascrizione dell’interrogatorio di Gabro Horvat, calciatore magiaro già arrestato in Ungheria per vicende di calcio scommesse. Fu lo stesso Horvat a parlare in particolare di Lecce-Lazio come di una partita combinata. E così gli investigatori, con l’analisi del traffico telefonico delle persone chiamate in causa, accertamenti bancari e altri indagini tecniche, sembrano aver trovato delle conferme di massima al racconto dei protagonisti. Dati che potrebbero portare a una significativa svolta, anche a seguito dell’arrivo in Italia di altri due presunti componenti del gruppo degli scommettitori, gli ‘Zingari’, colpiti da ordinanza di custodia cautelare: si tratta di Admir Suljic e Dino Lalic, sloveni, tuttora latitanti.
Sotto accusa, da parte degli inquirenti, è il meccanismo delle scommesse all’estero, che consente di puntare elevate somme di denaro, aggirando la legislazione antiriciclaggio vigente in Italia. “L’obiettivo – ha spiegato il procuratore di Bari, Antonio Laudati – non è tanto vincere, ma riciclare denaro. Spesso – hanno accertato gli inquirenti – sulla stessa partita si puntava su tutti e tre i risultati ottenendo una vincita in molti casi pari alla puntata, ma riciclando in questo modo molti soldi. Quello che favorisce l’illegalità – ha ammonito Laudati – è che si può scommettere sempre, anche durante la partita, potendolo fare online su tutto quello che succede in campo, perfino sui calci d’angolo e sul minuto in cui verrà segnato un gol”.
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