Monti: “partiti responsabili”. Ma Bersani non si fida più - Diritto di critica
Dopo l’attacco, ora Monti tende la mano. È piaciuta ai partiti la lettera del premier. Poco importa se dietro c’è la mano invisibile di Napolitano. L’importante è che ci sia stata “una marcia indietro”, come alcuni esponenti di questa maggioranza hanno definito il gesto del presidente del Consiglio. Ma Bersani avverte: “Questa contrapposizione tra politici e tecnici rischia di essere pericolosa”.
Niente illusioni, solo una tregua. Se Monti smorsa i toni parlando di “partiti responsabili” e di “italiani maturi” – dopo il suo intervento da Tokio dove aveva accusato la politica di non avere consenso nel Paese – Alfano, Bersani e Casini sono pronti a riconoscere l’apertura del capo del governo come un aspetto apprezzabile e positivo. Ma questo non deve far illudere sul fatto che i problemi tra l’esecutivo e l’eterogenea maggioranza che l’appoggia siano risolti. Tutt’altro. Si tratta per ora solo di una tregua in un periodo che inevitabilmente (causa elezioni amministrative imminenti) sarà ancora per un po’ incandescente.
Un vertice informale su articolo 18 e giustizia. Oggi a Taormina, Alfano, Bersani e Casini avranno modo di parlarsi al convegno di Confindustria. Quasi un vertice informale per cercare un intesa sui punti più controversi del programma di governo: l’articolo 18 e la giustizia. C’è poi da affrontare il tema della legge elettorale.
Bersani insofferente, non si fida più. Insomma, nella ritrovata concordia tra i partiti e il governo, l’unico che mal cela una certa insofferenza nei confronti di Monti è Bersani. “In questo Paese tutto si può cambiare, compreso lo statuto dei lavoratori, ma non la legge Gasparri che è scolpita sul bronzo”, ha dichiarato sarcasticamente il segretario del Pd che sembra non fidarsi più di Monti. D’altronde, l’articolo 18 tra i democratici è un argomento che brucia. Nel Pd c’è anche chi accusa il governo di utilizzare i giornali come sponda mediatica per testare l’opinione pubblica. In particolar modo ci sarebbero alcuni testi d’intesa sulla riforma del lavoro comparsi su alcuni giornali: “Di questo a noi nessuno ha parlato”, spiegano diffidenti e indispettiti i democratici.
Così Casini è costretto ancora nel ruolo di pompiere. “Monti è sostenuto dai i partiti e non dallo Spirito Santo”, spiega. “Ma l’Italia non è salva” e nei prossimi mesi la crisi potrebbe diventare ancora più drammatica. I partiti sono avvisati: “niente strappi”. Altro che cazzotti.
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