La realtà dimenticata del Niger - Diritto di critica
La situazione in Niger – Paese dimenticato dai grandi media e da tante istituzioni internazionali – è drammatica. La Kwashiorkor (malnutrizione) è una malattia che affligge circa 6 milioni di persone sparse per i villaggi della zona e colpisce soprattutto bambini da uno a 5 anni di età. La causa principale è la carestia dello scorso anno, dovuta alla scarsità dell’acqua piovana.
Altro problema fondamentale è l’emigrazione sempre più massiccia. Basti pensare che a Daratou, piccolo villaggio della zona, su una popolazione di 1.800 persone, ben 500 hanno scelto di espatriare verso il Nigeria e la Libia.
L’economia del Niger si basa per lo più su agricoltura, allevamento ed estrazione di uranio e oro. Del ricavato di queste due ultime attività, ne gode solamente lo Stato, mentre la popolazione rimane in una condizione di povertà e degrado.
La situazione a livello religioso può essere definita “tranquilla”, la maggior parte degli abitanti, infatti, pratica un culto islamico spogliato dei suoi integralismi. A creare qualche difficoltà, però, alcuni gruppi estremisti, in particolare i Boko Haram – letteralmente “l’educazione occidentale è un sacrilegio e un peccato” -, che tentano di instaurare un rigido regime fondato sulla Sharia e mirano a distruggere l’Occidente. Gli stessi Boko Haram, accusati del rapimento di Lamolinara, morto qualche giorno fa durante il tentativo di blitz per liberarlo.
Altra piaga gravissima per il Niger è lo schiavismo, fenomeno che dovrebbe essere sparito già da tempo, ma che investe ancora l’8% della popolazione.
A cornice di questa difficile situazione, infine, c’è la Cina che sta progressivamente tentando di “colonizzare” l’Africa con imprese e operai provenienti da Pechino. Anche in questo caso, però, i soldi e i proventi delle attività non vanno quasi mai a sostenere la popolazione ma a rimpinguare le casse dello Stato.
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*Studentessa del Labooratorio di Giornalismo di Onna (Aq). Esercizio di sintesi sul reportage pubblicato oggi da Ettore Mo sul Corsera, pagina 13