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Diritto di critica | November 19, 2024

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Così si muore in Niger, dove i piccoli pesano 4 chili - Diritto di critica

Così si muore in Niger, dove i piccoli pesano 4 chili

 di Roberta Cerroni*

Bambini di sette mesi che pesano appena quattro chili, cammelli e bestiame che muoiono per il caldo e la fame, mamme che riportano a casa i figli piccoli dall’ospedale perché non esiste alcuna cura alla loro malattia, la Kwarshiorkor, causata dalla malnutrizione. Questo accade a meno di 4000 km da noi, in Niger, dove molte famiglie lasciano i loro villaggi per cercare una vita migliore in paesi come il nostro, in Italia. “Qui non c’è più niente da mangiare e anche le riserve d’acqua potabile sono ridotte al minimo” taglia corto Chaiboo, un anziano capo villaggio. “Abbiamo ora una scuola elementare con 250 alunni. Ma è cominciata l’emorragia e via via i banchi rimangono empre più spesso vuoti”. Quest’anno la popolazione del suo villaggio, che contava circa 1800 persone, è scesa di 500 abitanti emigrati soprattutto in Nigeria e in Libia.

Prendendo in mano i libri di storia, si scopre che la situazione era molto diversa 5000 anni fa: nonostante il clima subtropicale secco, il Niger era in gran parte un Paese fertile. Quì nel XIII secolo vi si insediarono i nomadi Tuareg.

Oggi, invece, il clima politico è inquieto: il movimento religioso integralita Boko Haram vuole istaurare un regime islamico rigidamente strutturato sulla Sharia e la grande tolleranza religiosa rischia di scomparire. Eppure, mentre in medioriente non portare un velo o affermare di appartenere a un’altra cofessione può equivalere a una condanna a morte, In Niger, dove l’Islam è la religione più praticata, non esistono conflitti di sorta, neppure marginali tra le diverse confessioni. Convivono inoltre molti gruppi etnici – il maggiore è quello degli Hausa – e non ci sono mai stati conflitti degni di memoria tra le varie organizzazioni.

Lo schiavismo però, è ancora diffuso: gli schiavi sono all’incirca 800.000 e costituiscono l’8% della popolazione, nascosti in remote riserve dove i curiosi non sono graditi. Inutile tentare.

L’economia si basa sull’agricoltura, sull’allevamento del bestiame e sull’abbondante estrazione dell’uranio e dell’oro. Ma l’emigrazione, le carestie, la siccità, la fame e l’assenza di un normale apparato sanitario non sono i soli problemi. Da poco infatti, il Niger rischia di essere invaso dai macroscopici investimenti da parte della Cina. In prossimità del villaggio di Chaiboo sono già sorti grattacieli e fabbriche, ponti e stadi “e potete star certi – bisbiglia l’uomo – che noi non ne trarremo alcun vantaggio, neanche il becco d’un quattrino”.

*Studentessa del laboratorio di Giornalismo di Onna (AQ) diretto da 4Media, società editrice di Diritto di critica – Sintesi del reportage di Ettore Mo, pubblicato sul Corsera di oggi, pagina 13

Comments

  1. Anzeige

    Anche ieri , di fronte all’ingresso  di un beneamato supermercato ho trovato gente di varie organizzazioni che questuavano per la fame in Africa. Mi sono rifiutato .
    non mi Insultate ma ho suggerito non di inviare cibo ma preservativi , altroimenti il ciclo della miseria e della pietà non si chiuderà mai

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    i nigeriani che muoiono o gli africani, devono essere una tragedia per il mondo basato sullo spreco.
    tuttavia essi non hanno bisogno di cibo ma di preservativi, altrimenti fra 20 anni staremo a parlare di una tragedia che costerà il doppio di oggi 

  3. ….Davanti a questa realtà non ci sono commenti sufficientemente adeguati!…..Sono i Potenti che dovrebbero fare qualcosa Banche comprese (invece di affossare con la loro politica la gente onesta che sarebbe anche contenta di aiutare queste popolazioni!)