Via alla riforma elettorale, Bersani scongiura il crac del Pd. Ecco la bozza d'intesa - Diritto di critica
Dopo una lunga impasse e quasi allo scadere del tempo massimo, i leader dei tre maggiori partiti della maggioranza hanno deciso ieri pomeriggio di sostenere la riforma elettorale e quella costituzionale, annunciando di volersi mettere a lavoro per licenziarle entrambe nei prossimi quindici giorni. E se fino a poco tempo fa nessuno parlava più di modificare il meccanismo del voto, Casini, Bersani e Alfano hanno sorpreso tutti. Un tentativo per appianare quelle divergenze – interne ed esterne – che sull’articolo18 e la riforma del lavoro rischiavano di far saltare in primis il Partito democratico e un modo per lanciare un segnale di unità a Mario Monti e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
L’accordo sulla revisione della Costituzione prevede in primis la riduzione del numero dei parlamentari, la revisione dell’età per l’elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento, oltre all’avvio del superamento del bicameralismo perfetto. Per ciò che attiene la revisione della legge elettorale, invece, l’intesa prevede: la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull’obbligo di coalizione, l’indicazione del candidato premier, una soglia di sbarramento attorno al 4-5% e il diritto di tribuna. La bozza di accordo, ha spiegato Ferdinando Adornato (UdC), prevede anche un premio di governabilità in seggi: alla prima forza politica, o forse anche al secondo partito di maggioranza relativa, verranno assegnati un tot di seggi in più.
Infondate, infine, secondo Bersani, anche le voci su un’ipotetica volontà del Partito democratico di abbandonare l’esecutivo Monti e andare alle elezioni in autunno: «Io non capisco – ha detto il segretario del Piddì commentando le affermazioni fatte nella mattinata di ieri da Fabrizio Cicchitto – da dove escano queste stupidaggini. Certamente non da noi».