Brasile e istruzione, il connubio vincente per il boom economico - Diritto di critica
Immaginiamo solo per un momento che il premier Monti destinasse 1,25 miliardi di euro all’istruzione e alla formazione dei giovani italiani in tutto il mondo. Questa sì che rappresenterebbe un’iniziativa lungimirante per il futuro del nostro paese. Purtroppo, le cifre stanziate in Italia sono ben lontane da quelle programmate dal presidente del Brasile Dilma Rousseff per i prossimi anni. Il progetto ‘Scienza senza frontiere” consentirà a oltre 100mila brasiliani, metà dei quali studenti universitari e metà dottorandi, di studiare nelle più prestigiose università del mondo in materie come la biotecnologia, l’oceanografia e l’ingegneria petrolifera, che il governo brasiliano reputa fondamentali per il futuro del paese. Le risorse saranno coperte per un quarto dalle imprese e per il restante dal contribuente pubblico.
Il progetto rappresenta un tentativo del Brasile di imprimere una svolta alla crescita economica che, stando al 4-4,5%, è leggermente al di sotto della media dei paesi latino-americani e molto lontana da quella dei paesi BRICS (Russia, India, Cina, Sudafrica). I funzionari di governo sperano che il miglioramento della qualità, nella forza lavoro, possa favorire la crescita economica, anche se ci vorrà del tempo per valutarne gli effetti reali. Gli imprenditori lamentano, però, la difficoltà di trovare personale altamente qualificato. La disoccupazione è al minimo storico. I brasiliani in possesso di una laurea guadagnano 3,6 volte di più rispetto ai diplomati, una percentuale senza eguali nei paesi dell’OCSE. Gli studenti preparati nelle materie scientifiche sono relativamente pochi. ‘IPEA’, un’ azienda di reclutamento laureati, vicina al governo, sostiene che dei 30mila ingegneri (metà del fabbisogno del paese) che ogni anno si laureano, la gran parte proviene da università mediocri.
Lo studio all’estero potrebbe elevare il loro standard di preparazione cosicché, al ritorno, gli studenti sarebbero in grado di fornire un contributo notevole al paese.I paesi e le università di tutto il mondo stanno cogliendo al volo l’opportunità di accogliere studenti brasiliani. Gli Stati Uniti ne ospiteranno circa 20mila, in Europa Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia se ne assicureranno tra i 6 e i 10mila ciascuno. Le tasse universitarie saranno interamente a carico loro. “La portata e la velocità di questo programma di studio sono senza precedenti”, ha spiegato all’Economist Allan Goodman dell’ ‘Institute of International Education’, il gruppo no-profit che gestisce il progetto per le università degli Stati Uniti. E’ previsto uno stage di tre mesi nelle aziende di settore inglesi.
L’ Edinburgh University, una delle prime 20 università al mondo, aspetta i nuovi borsisti brasiliani entro settembre. L’università scozzese ha già allacciato i contatti con l’azienda petrolifera brasiliana Petrobras, controllata dallo stato e sta aprendo una sede estera a San Paolo, la terza dopo Pechino e Mumbai, in vista di una proficua collaborazione che porti sempre nuovi studenti in Gran Bretagna. Finora, pochi brasiliani avevano studiato all’estero. Gli Stati Uniti erano stati la destinazione più richiesta, anche se lo scorso anno solo 9mila ragazzi avevano studiato nei campus statunitensi (esclusi gli studenti di lingua). I contingenti in Cina e in India contano insieme circa 260mila unità. Negli anni ’60 e ’70 il governo pagò cifre considerevoli per i dottorati all’estero in materie come l’esplorazione petrolifera, la ricerca in ambito agricolo e la progettazione di aeromobili. E il Brasile, ora, è uno dei paesi leader in questi tre settori.