Benzina alle stelle? Gli italiani riscoprono l'autobus e il pedale - Diritto di critica
E si ritornò alla bicicletta. A causa dell’elevato prezzo della benzina, nella sola città di Roma 300mila persone ogni mattina decidono di spostarsi pedalando. Ma, quando le distanze si allungano, che si abiti a Milano o a Bari, non resta che prendere l’autobus. L’aumento dei prezzi del carburante e lo stress prodotto dal caotico traffico delle nostre città stanno mettendo in crisi il grande amore degli italiani, quello verso le auto. Con un parco auto di 35 milioni di vetture su 60 milioni di abitanti, siamo o siamo stati fino ad ora i più grandi amanti delle quattro ruote al mondo.
Più abbonamenti al bus, meno benzina. Roma, Milano, Firenze e Torino hanno visto nel 2011 un aumento medio del 30% del numero di biglietti e abbonamenti ai mezzi pubblici venduti, rispetto all’anno precedente. Nei primi due mesi del 2012 a Roma si è registrato un aumento del 6% dei biglietti emessi. Ma il vero boom è stato registrato a Milano, con gli abbonamenti mensili e annuali in crescita rispettivamente del 33% e del 20%. E se aumentano le tessere degli autobus, si riducono i litri di carburante venduti. Secondo i dati dell’Unione Petrolifera, rispetto a 12 mesi fa, la diminuzione della benzina richiesta dagli automobilisti è del 20%, di fronte all’aumento del prezzo del 30%.
Donne e giovani, no all’auto. Chi ha scelto di convertirsi al trasporto pubblico sono principalmente le donne (+1,5%) e i giovani under 30 (+4,1%). Complessivamente, i giovani che utilizzano i mezzi pubblici sfiorano la soglia del 30%. Poi ci sono i disoccupati. Molti di loro fanno una scelta drastica: né auto, né bus. A piedi o in bicicletta. Bisogna risparmiare su tutto.
Trasporto pubblico economico ma inefficiente. Insomma, gli italiani nelle grandi città scelgono sempre più i mezzi pubblici. Non importa che siano, il più delle volte, sporchi e soprattutto in ritardo. Sempre meglio che andare a piedi. In fondo gli italiani, pur di risparmiare in questo periodo di recessione, possono anche accettare di condividere spazi ristretti e ritardi vari. D’altronde, il trasporto pubblico in Italia pesa circa il 2% sui bilanci familiari e rispetto al resto d’Europa i nostri, seppur scadenti, mezzi pubblici sono veramente convenienti. Un biglietto a tempo, il cosiddetto Bit, a Milano e Torino costa 1,5 euro, a Roma (ancora per qualche mese) un euro. Decisamente al di sotto della media europea. Non c’è invece paragone rispetto alle altre grandi città del vecchio continente: se a Parigi il biglietto della metro costa 1,7 euro, a Berlino e a Londra sfiora i 2,5. Quasi paradossale la differenza per l’abbonamento annuale a Roma, pari a 230 euro, rispetto a quello di Londra: 1.400 euro. Imparagonabile, come imparagonabile è, però, il servizio.