Check up e prevenzione, il calcio inglese volta pagina - Diritto di critica
“Piccoli segni di miglioramento” nelle condizioni di Fabrice Muamba, promettente centrocampista 23enne del Bolton, sono stati riscontrati dai medici che lo seguono in terapia intensiva. Il giocatore risponde bene alle cure mediche ed è riuscito, persino, a muovere le braccia, le gambe e a riconoscere i familiari. Il calciatore è ricoverato al London Chest Hospital da sabato sera scorso, dopo l’infarto che lo ha colpito in campo durante la partita di Fa Cup contro il Tottenham. A tre giorni di distanza, “il muscolo cardiaco batte senza assistenza medica”.
Gli sviluppi – Saranno da valutare, nelle prossime ore, le conseguenze sul sistema neurologico del giocatore, visto che il cuore ha ripreso a battere solo due ore dopo che il calciatore aveva perso conoscenza. I primi tentativi in campo, infatti, né la respirazione bocca a bocca né il defibrillatore, erano bastati per rianimarlo. Il caso di Muamba, visto il clamore mediatico che ha suscitato, potrebbe rappresentare uno spartiacque nel campionato inglese, per quanto riguarda i controlli medici da eseguire sui calciatori, specie sui più giovani. “Tutti i giovani atleti – sostiene in un’intervista al Times Amanda Varnava, primario di cardiologia all’ospedale St Mary di Londra – dovrebbero essere controllati per le patologie genetiche del cuore, e chiunque pratichi una qualche tipo di attività agonistica”. Il modello virtuoso è quello del nostro paese: “L’Italia ha ridotto l’incidenza delle patologie cardiache del 90%. Potrebbe essere una buona idea controllare gli atleti sotto i 35 anni di età, visto che 12 ragazzi ogni settimana muoiono per problemi connessi al cuore. Una tragedia annunciata”.
I controlli – Il direttore generale del campionato inglese, Richard Scudamore, ha annunciato che saranno adottate “tutte le misure necessarie per migliorare la prevenzione. Non ci sono garanzie che la situazione possa cambiare in meglio, specie nel medio periodo, ma faremo tutto il possibile per alzare il livello di sicurezza, così come avevamo già fatto nel 2006 -’07 in seguito all’infortunio di Peter Cech”. Dopo il colpo ricevuto dal portiere del Chelsea alla testa, ogni impianto della Premier League è stato dotato di un’equipe medica con defibrillatore e di un’ambulanza. Il manager del Manchester City Roberto Mancini chiede misure rigorose per concedere l’idoneità agonistica, almeno due check up all’anno per tutti i calciatori. Il club dove milita Muamba, gli inglesi del Bolton Wanderers, in una dichiarazione ha precisato che il giocatore era stato sottoposto a tutti i controlli medici del caso a inizio stagione e questi erano risultati “completamente normali”, niente che facesse supporre una crisi cardiaca di tali proporzioni. La causa potrebbe risiedere in un fattore ereditario, la cardiopatia ipertrofica che produce un battito anormale del cuore. Una persona su 300 soffre di questo patologia e 1 su 40mila atleti perde la vita. Nell’80% dei casi, il sintomo si presenta quando ormai è troppo tardi. I controlli sui ragazzi di 16 anni potrebbero portare alla luce degli eventuali difetti cardiaci, ma non tutti i club inglesi svolgono test adeguati. L’infarto di Muamba si aggiunge alla già folta schiera di drammatici casi, talvolta mortali.
I precedenti In Italia, uno dei primi fu quello del centravanti della Roma Giuliano Taccola, morto nel 1969 al termine di una partita e le circostanze del decesso sono tuttora avvolte nel mistero. Suscitò commozione la vicenda del calciatore camerunense Foè, che perse la vita nel 2003 per un attacco cardiaco in campo. Stessa sorte per l’ungherese del Benfica Fehér nel 2004 come per il capitano del Siviglia Puerta, morto durante la partita contro il Getafe nel 2007. Nel 2009 fu la volta dell’altro spagnolo Jarque, colpito da infarto mentre era al telefono con la moglie nel ritiro di Coverciano. L’ultimo drammatico episodio, in ordine di tempo, aveva visto protagonista lo sfortunato calciatore spagnolo Lastra, del Ciudad Jardin (Seconda Divisione), morto a causa di un’insufficienza cardiaca al termine di un allenamento.