Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | November 21, 2024

Scroll to top

Top

La Siria è in guerra ma nessuno lo vede - Diritto di critica

La Siria è in guerra ma nessuno lo vede

In Siria la guerra civile c’è già. I lealisti bombardano Hama e cercano l’occupazione “boot on the ground” verso est; l’Els imita i vietcong e attacca Damasco con bombe e raid armati. L’Onu di Ban-Ki Moon richiama i Paesi ad “una voce unita” contro la violenza e chiede una tregua di 2 ore al giorno, ma nessuno sembra davvero volere la pace.

Gli scontri si spostano a Damasco, l’Esercito siriano libero riesce a far filtrare uomini e armi nella Capitale di Assad. Un gruppo armato ha tentato l’assalto ad una sede dell’intelligence lealista nel quartiere residenziale di Mezze, nella parte nord-occidentale della capitale, vicino all’aeroporto omonimo. Un’operazione più dimostrativa che “militare”: il quartiere è a poca distanza dalle ambasciate iraniana e saudita, da un circolo ufficiali, e soprattutto è abitato da numerosi esponenti delle forze di sicurezza di Assad. Impossibile avere una stima accurata delle vittime: l’agenzia governativa Sana conta 2 “terroristi” morti, un agente ucciso e un terzo ribelle arrestato. Decine di morti per il Cns.

Oggi la vendetta. Assad risponde all’attacco bombardando i quartieri centrali della città di Hama, 50 km a nord di Homs. Durante la notte, riferiscono fonti del Cns, l’esercito lealista aveva già compiuto raid e arresti sommari nelle stesse zone, reputate ostili al regime.

Rapporti di forza. Assad riesce a controllare il terreno fuori città, ma le maglie della sicurezza sono larghe. Lo dimostra la recente vittoria riportata sulla roccaforte di Dayr ar Zor, capoluogo della regione orientale, espugnata la scorsa settimana dai cannoni lealisti. Con la caduta di Dayr a est, secondo Assad, l’Els era stato decapitato: nemmeno due giorni dopo i “terroristi” hanno colpito la capitale, proprio durante la visita di due missioni internazionali (gli emissari Onu di Kofi Annan e la delegazione congiunta Unhrc-Cooperazione islamica). Dovevano entrambe trattare la tregua di 2 ore al giorno.

Chi vuole la pace? Al momento, nessuno. L’esercito libero siriano chiede armi e appoggio all’occidente, ma non ha interesse ad ottenere una tregua: non ha roccaforti “libere” da rivendicare, né territori acquisiti. La sua forza dipende interamente dalle vittorie armate che otterrà su Assad, e al momento è in ritiro su tutto il fronte. Il peso politico del Cns è scarso, le mille anime del movimento sono in lotta per la supremazia e non riescono ad esprimere una linea coerente. Assad ha dalla sua il tempo e i numeri. Può anche accettare la tregua – di 2 ore al giorno – per contentare l’Occidente, ciò non fermerà la sua “campagna di bonifica” della Siria.