Rapiti in India, i maoisti comunicano le loro richieste - Diritto di critica
Non è un buon periodo nei rapporti tra Italia e India. Oltre all’arresto dei due marò con il conseguente intervento diplomatico del governo italiano, so è aggiunto un altro episodio che di certo non facilita una normaliZaIone dei rapporti tra i due paesi: Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, in viaggio in India per turismo, vengono rapiti nella giornata di mercoledì 14 marzo da un gruppo di combattenti maoisti nello Stato dell’Orissa. Il rapimento sarebbe avvenuto perché i due hanno immortalato, effettuando “riprovevoli fotografie”, alcune donne che s’accingevano a fare il bagno nel fiume.
Rapiti nel territorio dei maoisti. Allo sgomento di gran parte degli italiani e le delucidazioni invocate dalla Farnesina sul caso, sono seguite le ovvie rassicurazioni da parte del governo federale indiano e del rispettivo governatore, Naveen Patnaik. Le autorità locali hanno garantito la massima attenzione alla vicenda e hanno ribadito inoltre, che nelle precedenti trattative con questi gruppi si è sempre giunti ad una soluzione senza spargimenti di sangue. A sostegno di questa tesi, oltre alla ferma volontà di Sabyasachi Panda – segretario del Partito comunista indiano (maoista) -, espressamente comunicata nei messaggi inviati ai diversi livelli di Governo, anche le parole del cuoco indiano Santosh Moharana. Questo è stato prima rapito insieme ai due italiani, e rilasciato in un secondo momento raccontando che a sequestrarli è stato un folto commando armato di maoisti, i quali li hanno costretti a camminare (bendati, ovviamente per non conoscere il sentiero) per alcuni chilometri. Moharana ha escluso qualsiasi forma di violenza perpetrata nei loro confronti, ma che invero, sono stati trattati bene.
Le trattative. Le contrattazioni tra Patnaik e il segretario dei maoisti proseguono, indipendentemente dagli ultimatum annunciati nei giorni addietro. La scadenza naturale era prevista per domenica sera prima, e per martedì 20 marzo successivamente. Ma già le prime istanze dei gruppi combattenti stanno venendo rispettate, come il repentino cessate il fuoco da parte del governo indiano nei confronti della guerriglia locale, all’interno del cosiddetto “corridoio rosso”. Il governo è possibilista anche a rilasciare alcuni prigionieri politici in cambio della liberazione degli italiani.
Le condizioni del rilascio. In totale sono 13 le condizioni per il rilascio avanzate dal segretario PANDA e compagni; come riportato su sussidiario.net ci sarebbero le richieste di eliminare dazi sulle miniere di bauxite, minerale molto ricco in quelle zona; il blocco di alcuni progetti industriali, il riconoscimento dei diritti delle tribù a cui sono state tolte delle terre, o che hanno subito torture in galera, o ancora per le popolazioni evacuate a causa di altri progetti. Tra le altre cose, il governo sarebbe pronto a rilasciare Shiladi e Padma, due leader del Comitato centrale del partito. È intorno a queste richieste che verteranno le trattative, ma gli episodi e lo svolgersi dei fatti suggeriscono che ci sono ampi margini per evitare ulteriori complicazioni e lo scoppio di un nuovo, possibile, caso diplomatico.
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