Strage in Afghanistan, se la psicosi del soldato Usa ha la meglio - Diritto di critica
Quanto una lesione cranica, che in gergo scientifico è definita TBI (Traumatic Brain Injury), possa influire sul comportamento e nella gestione dello stress, soprattutto in zone di guerra, è al vaglio degli psicologi dell’esercito degli Stati Uniti. In seguito alla strage di domenica scorsa in Afghanistan, della quale sembrerebbe responsabile un sergente di 38 anni (l’identità ancora non è stata svelata), le autorità statunitensi vogliono far luce sul movente del massacro dei 17 civili e la nuova pista porterebbe a un evento accaduto due anni fa: un incidente automobilistico in Iraq nel 2010 nel quale il sergente avrebbe riportato una lesione al cervello.
Gli esperti sono cauti nell’avvalorare la tesi del collegamento di un evento traumatico con la condotta in combattimento, in zone di guerra. “Ciò che è possiamo affermare, con estrema cautela, però – ha spiegato uno psichiatra dell’esercito alla Cnn –, è che le lesioni cerebrali da trauma potrebbero predisporre gli individui a episodi di maniacalità e disturbi di bipolarità”.
Resta in carcere, intanto, il militare (addestrato da cecchino) sospettato di aver compiuto la strage poco fuori Kandahar nella notte di domenica. E’ arrivato in Afghanistan lo scorso dicembre dopo diverse campagne militari in Iraq. Aveva superato il test di salute mentale dopo l’incidente del 2010 ed era stato dichiarato idoneo per aggregarsi alla base militare di Lewis McCord fuori Seattle. Nella stessa struttura dal 2001 a oggi sono stati 60 i suicidi di soldati, di cui solo 12 nel 2012 e numerosi casi di violenze contro mogli e figli. L’anno scorso, quattro militari della Lewis McCord furono condannati per aver formato una squadra di killer che uccise civili afghani. C’è il sospetto, anzi la certezza, che i controlli siano stati incompleti e superficiali.
Confermata, intanto, l’identità delle 17 vittime (in un primo momento si era parlato di 16 persone, ma le autorità afghane hanno aggiornato il numero nelle ultime ore). Nel frattempo, il fondatore di una task force sulle ‘lesioni cerebrali in guerra’ ha scritto al Segretario della Difesa Leon Panetta per chiedere spiegazioni sul trattamento al quale è stato sottoposto il presunto assassino e per capire se il sistema americano, delle visite mediche e psichiatriche, presenta delle falle. Le lesioni celebrali da trauma nelle zone di guerra in Afghanistan e Iraq sono provocate, perlopiù, dalle esplosioni di ordigni o da incidenti stradali. Gli esperti suggeriscono che uno su cinque dei soldati statunitensi, dopo l’11 settembre, ha subito traumi celebrali.
La Cnn ha riferito che il sergente sospettato è stato trasferito poco fuori Kandahar, dove è stato interrogato e dove sosterrà alcuni test psichiatrici, per far luce sulla condotta, tenuta in occasione dell’eccidio, e sulla salute mentale. Gli esperti, però, non concordano sul luogo dove sono stati e saranno fatti tutti gli accertamenti: “Se qualcuno è psicotico – ammoniscono – o si sente minacciato, non è possibile sottoporlo a diversi test nelle zone di guerra. Forse può essere appropriato per il sistema giudiziario, ma non per il sospettato”.