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Diritto di critica | November 24, 2024

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La Lega spaccata su un nome, Pdl a braccetto con Fli e Udc - Diritto di critica

La Lega spaccata su un nome, Pdl a braccetto con Fli e Udc

Flavio Tosi, sindaco uscente di Verona, vuol candidarsi con una lista civica a proprio nome. Ai vertici della Lega, qualcuno dice no; nuove regole, niente nome del candidato sulla lista. Dopo i vaffa di Bossi, il Carroccio riscopre la grammatica? Intanto il Pdl prepara lo sgambetto: a Verona correrà con Udc e Fli – e un professore – contro l’ex alleato verde.

Divisi su un nome. Vien da ridere a pensare che in casa di Bossi si possa sindacare su un nome in lista: tra lui, Borghezio, Castelli e Maroni, è nata anni or sono una nuova accezione del verbo insultare. Eppure è proprio dai vertici del Carroccio che arriva lo stop a Flavio Tosi, sindaco uscente di Verona, per la sua lista civica: non può portare il suo nome. Il paradosso è duplice. La norma non s’era mai vista nel regolamento padano, è comparsa ad hoc qualche giorno fa. E anche la pragmatica vorrebbe altrimenti: la lista Tosi portò, nel 2007, un notevole successo alla Lega, riuscendo a drenare voti ben oltre il bacino ordinario del partito. E’ un suicidio programmato?

Forse sì. Il partito di Bossi sta navigando a vista. Al suo interno è in atto un profondo rivolgimento di potere, con la vecchia guardia (ormai abituata a Roma) che resiste a malapena e le nuove leve che chiedono una linea dura-e-pura. Il Veneto, in questa partita, è la prova del nove. A giugno ci saranno i congressi regionali e le correnti usciranno allo scoperto: ma prima il voto delle amministrative, che Zaia definisce “una buona occasione per contarci”. Proprio per questo si corre da soli, senza l’alleanza “naturale” con il Pdl. Per scoprire qualche leader, ancora non troppo inciuciato con professori e berluscones, capace di trainare il Carroccio fuori dal guado.

Ma in questa corsa solitaria, Tosi sta allerta. Il partito lo sta praticamente lasciando solo e lui lo sa: dà la colpa ad un “consigliere di Bossi”, che gioca ancora alla “vecchia politica”. Forse per non dire che proprio il Senatur lo sta abbandonando.

Gli ex alleati affilano i coltelli. Per Verona – novello campo di battaglia – chiamano l’Udc di Antonio De Poli e i finiani, che due giorni fa hanno eletto proprio all’ombra dell’Arena (guarda caso) Giorgio Conte come coordinatore regionale. L’insana alleanza tira fuori dal cappello un nome di peso, Luigi Castelletti: 57 anni, avvocato, è stato presidente di Veronafiere dal 2004 al 2009, poi vicepresidente vicario di Unicredit. Si vuol presentare come un “tecnico, ma non un professore come Monti”; di sicuro è l’antitesi di Tosi, supportato dal potere finanziario ed economico del capoluogo veneto, ma privo di contatto con la gente.

La campagna elettorale si annuncia al vetriolo. Tosi tenterà di forzare la mano per vincere due partite, il controllo di Verona per altri 5 anni e una posizione di leadership sulla Lega Veneta. Forse ad un passo dal governatorato, se giocherà bene le sue carte. Dall’altra parte, il Popolo della Libertà cerca vendetta sull’alleato-traditore: “ci riprenderemo il Veneto, dopo anni di genuflessione e perenne concessione alla Lega”, sbraita Galan. E Bossi, forse per soddisfare le richieste di altre correnti interne, potrebbe mollare Tosi e Verona agli azzurro-crociati.