Quando gli americani non sanno vincere la pace - Diritto di critica
di Giovanni Giacalone
Ennesimo grave episodio che ha ancora una volta visto responsabili le truppe NATO in Afghanistan. Poco meno di un mese fa vennero date alle fiamme alcune copie del Corano all’interno della base americana di Bagram, con conseguenti violente proteste che causarono morti e feriti sia tra la popolazione afghana che tra le truppe NATO. Questa volta un soldato americano, secondo la versione ufficiale, esce di notte dalla base, fa irruzione all’interno di alcune abitazioni di civili afghani nei pressi di Kandahar e uccide a sangue freddo 16 persone tra cui anziani, donne e bambini. Ora la popolazione afghana chiede giustizia e alcuni esponenti politici di Kabul avrebbero chiesto che il processo si svolga in territorio afghano.
Le ragioni del folle gesto non sono ancora chiare ma fonti della BBC parlano di stato di ebbrezza o di una possibile crisi di nervi. Il soldato, forse un sergente, sarebbe in Afghanistan dallo scorso dicembre ma avrebbe già prestato servizio tre volte in Iraq, dunque si tratterebbe di un militare esperto.
Questo episodio potrebbe essere letto come l’ennesimo segnale di una situazione incandescente che rischia di raggiungere in qualunque momento il punto di non-ritorno. Da un lato ci sono truppe NATO, ormai demoralizzate, che sanno di essere ben lontane dal controllare il territorio afghano nonostante l’ingente spiegamento di forze. Sanno altrettanto bene che il ritiro previsto per il 2014 presenterà non poche difficoltà anche a causa della resistenza talebana che continua a mettere a dura prova i vari contingenti.
Dall’altro vi è un popolo fiero, attaccato alle proprie tradizioni, che non ha mai sopportato volentieri la presenza straniera sul proprio territorio e che vede l’esecutivo Karzai come un governo fantoccio pilotato da potenze straniere.
Episodi di questo tipo rischiano di far degenerare una situazione già disastrosa di suo, in quanto i talebani hanno la possibilità di strumentalizzarli per far presa su una popolazione stremata da anni di guerra e mettere in difficoltà il governo che, senza appoggio NATO, probabilmente cadrebbe nell’arco di mezza giornata. Inoltre, queste azioni potrebbero costituire il pretesto per ulteriori attacchi alle truppe ed a membri dei paesi della coalizione presenti in Afghanistan, quali diplomatici, giornalisti e personale sanitario e non è un caso che l’ambasciata USA di Kabul ha avvisato i cittadini americani del rischio di possibili rappresaglie.
Oltre ai talebani vi è poi un ulteriore elemento da non sottovalutare che va ben oltre i confini afghani, ovvero il fatto che gesti come quelli del rogo del Corano e la strage dell’altro giorno rischiano di portare i musulmani moderati dalla parte dei talebani o comunque verso posizioni più radicali, creando così una drastica rottura tra il mondo islamico e l’occidente.
Diversi paesi musulmani stanno vivendo la cosiddetta “primavera araba”: l’Egitto in piena fase elettorale, la Siria nel mezzo di una disastrosa guerra civile, la Libia ove il conflitto è “teoricamente” da poco terminato. Sono poi ripresi in questi giorni i lanci di razzi su Israele da Gaza, con relative risposte israeliane; vi è la delicata situazione iraniana legata al nucleare e all’opposizione interna. Infine i recenti fatti in Nigeria dimostrano un mondo islamico in fermento.
Tutti scenari preoccupanti che richiedono dialogo, massima moderazione e responsabilità da parte di tutte le parti coinvolte mentre episodi come quello di Kandahar non aiutano di certo la pace. Anzi, gettano ulteriore benzina sul fuoco rischiando di alimentare un incendio di enormi dimensioni e dalle conseguenze devastanti.
-
ottimo
-
ottimo articolo
-
Speriamo presto che anche l’impero americano faccia la fine di quello romano
Comments