Italia, l’ultimo smacco da Cameron ma la crisi della diplomazia ha origini lontane - Diritto di critica
“La diplomazia italiana era al corrente della presenza sul territorio delle forze speciali e sapeva che una mossa poteva scattare in tempi brevi”. L’indiscrezione, pubblicata poche ore fa sul The Indipendent, fa rumore e potrebbe prefigurare scenari importanti sulla dinamica dell’operazione, delle forze speciali britanniche e nigeriane, nella quale hanno perso la vita l’ingegnere italiano Franco Lamolinara e l’altro ostaggio inglese Chris McManus. Monti sarebbe stato avvertito da David Cameron a operazione conclusa, ma in precedenza avrebbe concordato con lo stesso premier britannico l’eventualità di un blitz delle forse speciali. Le autorità inglesi in queste ore stanno valutando l’ipotesi di aprire un’inchiesta, ma resta il grave incidente diplomatico tra Italia e Gran Bretagna.
Il nostro paese, in prima linea nelle missioni internazionali, un membro della Nato, un alleato storico degli Stati Uniti e, quindi, anche della Gran Bretagna, non meritava un trattamento del genere. Anche alla luce del tributo di sangue che i militari italiani hanno versato in missioni congiunte in Africa, nei Balcani, in Iraq o in Afghanistan. E’ evidente una scarsa legittimazione del nostro paese, in tema di politica estera. Ma i fallimenti della diplomazia italiana hanno origini lontane, con riflessi drammatici negli ultimi avvenimenti internazionali. La politica estera del governo dei professori, come sottolineato ieri da Maroni, lascia molto a desiderare, a rischio di ‘figure da perocottai’, soprattutto in occasione dell’arresto dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tre settimane fa e tuttora reclusi nella prigione indiana di Trivandrum.
L’ex ministro dell’Interno, nostalgico dell’operato alla Farnesina di Frattini, dimentica, però, la scarsa efficacia dell’ultimo governo Berlusconi nell’ottenere l’estradizione del terrorista Cesare Battisti. L’ex leader dei Proletari armati per il comunismo, uno dei superlatitanti degli anni di piombo condannato con sentenze definitive all’ergastolo e a un periodo di isolamento diurno per banda armata, rapine, armi, gambizzazioni per ben quattro omicidi, risiede tuttora in Brasile. Il fallimento dell’azione diplomatica italiana è stato testimoniato dalla decisione dell’ex presidente brasiliano Lula, il quale, in barba al pronunciamento della Corte Suprema favorevole all’estradizione di Battisti e al trattato bilaterale d’estradizione con il nostro paese, ha deciso di mantenere lo status di ‘rifugiato politico’ disponendo la liberazione dell’ex terrorista (era in carcere a Brasilia per scontare una pena di due anni per essere entrato nel paese sudamericano con un passaporto falso). Ora Battisti si gode il sole del Brasile in piena libertà, invece di scontare i suoi crimini in Italia.
Nel caso, invece, dei due militari arrestati in India venti giorni fa dapprima è stato invocato il silenzio nei primi giorni, mentre in questi ultimi giorni si stanno intensificando i contatti tra Monti e il primo ministro indiano Manmohan Singh. La diplomazia italiana sceglie il “massimo riserbo”, come concorda lo stesso Frattini. Poco diplomatico e conciliante, invece, l’atteggiamento delle autorità indiane che hanno dipinto i ‘marines italiani’ come “assassini senza scrupoli”. La strategia del ‘basso profilo’ potrebbe rivelarsi fruttuosa secondo il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che sta seguendo la vicenda direttamente da Trivandrum. Sono attesi sviluppi oggi dopo l’udienza presso l’Alta Corte sulla giurisdizione indiana. Le speranze di rilascio dei militari si fondano sulla perizia balistica e sul fatto che i due marò non potrebbero essere arrestati in un paese straniero.