Primarie repubblicane, il moderato Romney inseguito da Santorum - Diritto di critica
di Francesco Formisano
Resta ancora aperta la corsa per per il posto di candidato repubblicano alla Casa Bianca. Chi dovrà sfidare il Presidente Obama nel prossimo novembre tra Mitt Romney e Rick Santorum. Il Super Tuesday delle primarie repubblicane, dove si decidevano quasi 500 delegati dei 1150 necessari per guadagnarsi la nomination, ha portato fortuna a colui che già aveva accumulato un discreto vantaggio, Mitt Romney ma non gli ha consegnato la certezza assoluta della vittoria.
Romney il moderato in vantaggio. Romney ha trionfato in sei stati su 10. Nell’Ohio, seppur a fatica, nel Vermont, in Virginia, in Idaho, Massachusetts e nel Wyoming. Lo sfidante più agguerrito, l’ultracattolico Rick Santorum, ha invece avuto la meglio nel Tennessee, in Oklahoma e nel North Dakota tenendo i giochi sostanzialmente ancora aperti. Poco o nulla resta da dire sugli altri due candidati: Ron Paul è rimasto ancora a secco di vittorie, mentre Newt Gingrich, ex speaker della Camera, ha strappato un successo nella sola Georgia, dove per altro giocava in “casa”. I due, a meno di clamorosi ribaltoni, non hanno più reali chance di scalfire il primato di Romney.
Una corsa a due. Queste primarie si riducono quindi ad una corsa testa a testa. Attualmente Romney è in netto vantaggio, ma il suo entourage non è rimasto totalmente soddisfatto. Si attendeva qualche altro delegato in più nella giornata di ieri: al momento sono circa 400, e ne saranno necessari almeno il triplo. Santorum, che può contare su poco meno della metà dei delegati di Romney, è il classico outsider: nel momento in cui, gli altri due candidati si ritireranno dalla corsa (quando la matematica li condannerà) potrebbe essere proprio lui a catalizzare quel bacino di voti. L’ex senatore della Pennsylvania di chiare originei italiane, è probabilmente il più conservatore di tutti, ed ha fondato la propria campagna proprio sul fatto che “agli Americani piace scegliere, e non votare per un candidato moderato che mostra poco carisma”, come Romney. Altra questione cruciale, su cui spesso fa leva Santorum, è il tema dei finanziamenti, dove Romney stacca l’avversario con un perentorio 4 a 1. Probabilmente gli orizzonti saranno più chiari quando saranno resi noti i risultati delle primarie tra New York, California, Texas, Alabama e Mississippi dove, Santorum dovrà fare l’exploit definitivo per avere la meglio (in quanto sono Stati di destra). A Romney non resta che amministrare l’ottimo vantaggio fin qui accumulato, e assestare i colpi decisivi negli Stati a lui favorevoli per arrivare quanto prima ai 1.150 delegati, visto che anche recenti sondaggi lo danno in vantaggio: 41%, contro un eccellente 35% di Santorum.
E Obama gongola. Nel frattempo, ad avvantaggiarsi di questa dura lotta interna al partito repubblicano è proprio Barack Obama, che sta da tempo preparando nel migliore dei modi la sua campagna elettorale, mentre i suoi rivali continuano a screditarsi l’un l’altro, e a spendere ingenti quantità di denaro che ovviamente verranno sottratte dalla sfida alla White House.