Quei marò usati per colpire la Ghandi - Diritto di critica
Ancora irrisolto il caso dei due marò arrestati in India. È notizia di ieri mattina che anche l’Unione Europea ha aperto delle trattative con le autorità locali, come affermato dalla portavoce di Catherine Ashton, per arrivare a una rapida soluzione della vicenda.
Una strana vicenda. Il governo italiano afferma che i militari a bordo della petroliera Enrica Lexie avrebbero avvistato, lo scorso 15 febbraio, un’imbarcazione sospetta in avvicinamento alla nave ed avrebbero conseguentemente avviato le relative procedure di respingimento, sparando colpi in aria e successivamente in acqua, mettendo così in fuga la barca. L’episodio si sarebbe tra l’altro svolto in acque internazionali. Le autorità indiane hanno invece accusato i militari italiani di aver aperto il fuoco contro dei pescatori, uccidendone due. Difficile, inoltre ricorrere all’ausilio della scatola nera in quanto i dati risultano stranamente smarriti.
Una trappola. Secondo alcune fonti l’arresto dei marò è avvenuto in modo insolito in quanto la guardia costiera di Kochi avrebbe attirato in acque territoriali indiane la nave italiana affermando di aver catturato l’imbarcazione responsabile dell’attacco, e richiedendo una denuncia formale. Una volta in acque indiane i militari sono poi stati arrestati dalle autorità locali. Se ciò fosse vero si tratterebbe di una vera e propria trappola.
Altre navi attaccate dai pirati in quelle ore. In zona, nelle stesse ore, ci sarebbe stata anche una misteriosa nave greca attaccata da dei pirati e di un intervento della marina indiana che avrebbe invece colpito dei pescatori inermi, sottolineando quindi la possibilità che l’India abbia cercato di “rimediare” all’accaduto facendo cadere la colpa sugli italiani. La marina greca ha però smentito la notizia e non vi sono fonti ufficiali al riguardo.
Una violazione del diritto internazionale. Fatto sta che molti dubbi restano su quanto è realmente avvenuto. È discutibile anche l’atteggiamento delle autorità indiane che, con l’arresto dei militari, avrebbero violato le norme di diritto internazionale, che riconoscono sovranità nazionale sulle navi battenti bandiera in alto mare. La magistratura indiana ha inizialmente respinto la richiesta del governo italiano di far partecipare esperti italiani alla perizia balistica sulle armi recuperate a bordo della Enrica Lexie. Decisione che sarebbe poi stata modificata dal giudice A.K. Goapakumar, il quale ha autorizzato la presenza di due incaricati italiani, ma solamente come testimoni silenziosi. Fatto sta che i due militari si trovano attualmente nel carcere di Trivandrum dove probabilmente dovranno scontare tre mesi di carcere preventivo; sono rinchiusi in un luogo separato dagli altri detenuti e possono ricevere visite per un’ora al giorno.
Marò ostaggio di una lotta politica interna. Il sospetto che la vicenda abbia risvolti di politica interna è piuttosto concreto. L’arresto è avvenuto nella zona di Kerala, amministrata dal Partito del Congresso di Sonia Ghandi, partito di maggioranza anche a livello nazionale, e che proprio alle elezioni regionali di questi giorni ha subito una pesante sconfitta. L’opposizione indiana avrebbe accusato la Ghandi di voler coprire i militari italiani in quanto lei stessa di origini venete.
Il razzismo della politica. Non è la prima volta che l’opposizione utilizza motivazioni etniche per attaccare la Ghandi, tant’è che per ben due volte è stata costretta a rinunciare alla carica di premier per questo motivo.
L’episodio che ha visto coinvolti i due marò sarebbe dunque caduto a pennello per l’opposizione indiana, in periodo di elezioni e con il Partito del Congresso in crisi. Ora c’è solo da sperare in un intervento forte, chiaro e deciso del governo italiano e in indagini corrette.
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Il C.P. indiano stabilisce che qualsiasi offesa arrecata a cittadini indiani su una nave indiana ricade sotto la giurisdizione indiana.
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e peccato che sia privata
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