Google cambia policy. E la privacy? - Diritto di critica
Dal primo marzo Google ha modificato il regolamento per la privacy degli utenti, cercando di adottare un meccanismo più semplice. Tale semplificazione ha lo scopo di riunire in un unico database gli oltre sessanta servizi messi a disposizione dal colosso di Mountain View. Gli utenti che hanno un contatto su Gmail, che condividono un video su Youtube, utilizzano Google plus, ma anche quanti hanno uno smartphone basato sul sistema Android, saranno dunque trattati da una sola policy. Ovviamente, dai vertici aziendali sono giunte ogni tipo di rassicurazioni: le informazioni acquisite andranno a interagire sempre più spesso per rendere le ricerche più adatte alle diverse esigenze degli utenti. Ma è soprattutto Alma Whitten, responsabile della privacy di Google, a tentare di spegnere le polemiche più accese, ovvero negare la tesi di Microsoft e compagni, che sostengono come il cambio di politica di Google sia dovuto alla volontà di estrapolare quante più informazioni possibili sugli utenti e cederle in un secondo momento alle aziende che delle informazioni sensibili fanno il loro pane quotidiano. Certo che il j’accuse di Microsoft può essere bollato come “conflitto d’interessi”, ma è anche la Comunità Europea a svolgere indagini in corso in quanto le nuove regole non sono facilmente comprensibili. Viviane Reding, vicepresidente della Commissione Europea e commissario europeo per la giustizia, è subito intervenuta sostenendo che si farà di tutto per salvaguardare la privacy e non sono dunque da escludere ulteriori aggiornamenti già nelle prossime settimane, quando potrebbero venire alla luce anche i primi reclami.
Ma in attesa dei prossimi sviluppi sulla vicenda, per chi volesse salvaguardare qualche scampolo di privacy è possibile andare sul Dashboard – la barra che appare in sovrimpressione agli utenti registrati a un qualsiasi servizio Google – e decidere quali informazioni potranno essere condivise. Così come alcuni utenti suggeriscono di eliminare la cronologia del motore di ricerca per azzerare tali indicazioni, obbligando quindi ad eliminare il tutto entro 18 mesi. Eppure, una soluzione più immediata e al tempo stesso più efficace c’è ed è alla portata di tutti: non utilizzare mai Google, ma è chiaro che si tratta di un’opzione abbastanza difficile.
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ma ne siamo davvero sicuri che non sia veramente un conflitto d’interessi della microsoft?
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