Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Diritto di critica | December 26, 2024

Scroll to top

Top

Canone Rai per i tablet e cellulari, aziende e web in rivolta - Diritto di critica

Canone Rai per i tablet e cellulari, aziende e web in rivolta

Compare la pubblicità in tv e scoppia il putiferio. La Rai batte cassa. Tutte le aziende che abbiano un televisore ma anche un pc, un tablet o uno smartphone sono obbligate a pagare il canone esattamente come avviene per le persone fisiche. Ma su Twitter scoppia la rivolta.

Canone Tv? Sì anche se si usa il tablet. La Rai, facendo leva sull’art. 17 del decreto Salva Italia che obbliga le imprese a comunicare sulla dichiarazione dei redditi il numero del proprio abbonamento speciale alla Tv, si sostituisce allo Stato nel rendere effettiva una norma che, per quanto fuori da qualsiasi logica, obbliga tutti, privati e aziende a pagare un canone per qualsiasi apparecchio in grado di ricevere trasmissioni radio/Tv. Tra questi anche pc, tablet e smartphone, difficilmente impiegati per guardare o per diffondere al pubblico i programmi della Rai.

Le aziende in rivolta. Se le aziende non pagano, saranno previsti controlli e, se scoperte irregolarità, vi saranno consistenti sanzioni pecuniarie. Ma gli imprenditori non ci stanno: “Si tassano strumenti come i computer che gli imprenditori utilizzano per lavorare e non certo per guardare i programmi Rai”, spiega Rete Imprese. “Ormai le imposte ai danni delle imprese non si contano più. Ci mancava solo il canone Rai e adesso siamo davvero al completo”, commenta la Confederazione Italiana degli esercenti commercianti (Cidec) in una nota. Altro che liberalizzazioni. Una imposta come questa non è altro che “l’ennesimo balzello ai danni di chi con già grandi difficoltà cerca di fare impresa in Italia”, soprattutto in un momento così difficile per le piccole e medie imprese italiane.

Il web contro la Rai, su Twitter. Non solo le imprese protestano. I vari spot Rai diffusi durante il Festival di Sanremo hanno creato un vero e proprio moto popolare che per ora si è limitato alla rete. E sono proprio gli internauti ad essere i più indignati per la scelta di applicare un regio decreto del 1938, poco adatto alla realtà multimediale dell’informazione, della comunicazione e dell’intrattenimento del 2012. L’aspetto più controverso riguarda soprattutto i possessori di tablet, smartphone e pc che sono obbligati (lo erano anche negli anni precedenti, in realtà) a pagare il canone Rai anche se non posseggono un televisore o una radio. Così, la rete protesta attraverso Twitter utilizzando un hashtag (il più popolare ieri) che non lascia spazio ad interpretazioni: #raimerda. “Far pagare il Canone ad un pc o ad uno smartphone è come far pagare l’autostrada a chiunque abbia una macchina”, scrive uno delle decine di migliaia di utenti che hanno commentato sul popolare social network. “Mettete una login e password nella vostra homepage così risolvete il problema degli accessi. Nel TV non si può sul web sì”.

Twitter: @PaoloRibichini

Comments

  1. Magari sarebbe anche fattibile, ma una cifra bassa; un po’ come il bollo autostradale in Svizzera. Certo è che esere obbligati a pagare per vedere della spazzatura non è bello.

  2. hallogram

    Che dire: finiamo di affossare quel poco di economia che è rimasta e poi tutti davanti al televisore!

  3. Francesco Molinari

     In
    merito alla campagna “ terroristica” messa in campo dalla RAI sulla
    richiesta di estendere l’obbligo di pagare il così detto…Abbonamento
    Speciale…per il possesso di apparecchio Tv e/o Radio ad ogni tipo di
    apparecchio..adatto o adattabile alla ricezione del segnale televisivo,
    vorrei sgombrare il campo da ogni dubbio sulla illegittimità di tali
    richiesta..mettendo a disposizione di tutti..il mio parere utilizzabile per l’opposizione in caso di richiesta e per convincervi,
    spero, ad opporvi ad ogni richiesta di tale natura perché il cittadino
    non è uno schiavo o una mucca da mungere a piacere La richiesta
    avanzata dalla RAI, lo ribadisco illegittima, vorrebbe trovare
    ancoraggio in una interpretazione malevola, perché in suo favore, fatta
    dalla RAI di una norma antecedente alla nascita della repubblica che, a
    suo dire, dovrebbe regolare l’applicazione del canone di abbonamento
    TV. Tale norma, precisamente l’articolo 1 del RDL 21 febbraio 1938,
    n. 246, stabilisce (..sì, perché in Italia ancora esistono vecchie
    leggi..come simulacri su cui si innestano nuove norme ..uno dei tanti
    motivi perché andrebbe rivoltata come un calzino questa NOSTRA Italia)
    per cui : “ il detentore di “(…) uno o più apparecchi atti od
    adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento
    del canone di abbonamento ..” Sennonché, fanno finta i Dirigenti RAI di non sapere, che nel frattempo il Popolo Italiano si è data una Costituzione.
    A suo tempo, l’Agenzia delle entrate interpellata a tal proposito
    (risoluzione n. 102/E del 19 marzo 2008) da una associazione dei
    consumatori, aveva risposto affermando che : “la soluzione della
    problematica…[…]…è correlata e successiva alla individuazione
    degli apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni
    televisive”, in perfetta sintonia con una corretta interpretazione del
    dettato della Legge. In RAI dimenticano inoltre che, come effetto
    certamente a loro sgradito e provocato dalla trasformazione di un tale
    balzello in tributo..cioè una prestazione patrimoniale imposta non
    legata al servizio reso..che ci obbliga a pagarlo , e contrariamente a
    prima, a prescindere dalla visione o meno dei programmi RAI, è
    intervenuta la Corte Costituzionale con una sentenza , ( 26 giugno 2002,
    n.284) con cui si è stabilito come : “ … il collegamento dell’obbligo
    di pagare il canone alla semplice detenzione dell’apparecchio, atto o
    adattabile alla ricezione anche solo di trasmissioni via cavo o
    provenienti dall’estero (…), indipendentemente dalla possibilità e dalla
    volontà di fruire dei programmi della concessionaria del servizio
    pubblico, discende dalla natura di imposta impressa al canone, che
    esclude ogni nesso di necessaria corrispettività in concreto fra obbligo
    tributario e fruizione effettiva di servizio pubblico. (…).”. Questo vuol dire, in parole semplici, che per il fatto di essere , il canone di abbonamento alla
    televisione, configurato come “imposta” e non come “tassa”, significa
    che deve sottostare alle limitazioni previsti dalla stessa Costituzione
    per cui..nessuna prestazione patrimoniale può essere imposto se non per
    legge… In conclusione, l’art. 1 del vecchio Reale Decreto sopra
    richiamato e a cui la RAI fa riferimento per terrorizzare i cittadini
    deve essere inteso come…fino a che il Parlamento/Ministero non
    emanerà una Legge/ Provvedimento legislativo con cui verranno
    identificati gli apparecchi per il cui possederli fa estendere l’obbligo
    al pagamento del Canone RAI..nessuno può esserne obbligato al
    pagamento…per il solo fatto che, lo strumento, sia adatto o adattabile
    alla ricezione dei canali televisivi. Ad oggi solo gli apparecchi TV e
    le Radio sono stati individuati dalla Legge.

  4. Cougarlove

    incredibile tra i costi dell’azienda figurerà canone rai ma si e poi dicono che dobbiamo essere concorrenziali quando oltre a tasse assurde paghiamo un’infinità di altre cazzate e dove finisce nel prodotto finale chi può (alimentare) altri assorbono assorbono assorbono e poi vai col made in china che cazzo vuoi competere in questo paese di merda….