In Italia non c’è il pericolo della monotonia del posto fisso, lo dicono i numeri - Diritto di critica
“Il posto fisso è monotono”. Questa la dichiarazione del presidente del consiglio che ha fatto tanto scalpore. Ma Mario Monti può stare tranquillo. Una larga parte dei ragazzi italiani non è alle prese con la noia e la monotonia che si rischiano con il posto fisso. La metà di loro infatti ha un’occupazione temporanea.
Metà dei giovani sono precari. Secondo il rapporto sulla Coesione sociale realizzato da Inps, Ministero del Lavoro e Istat, nella prima metà del 2011 solo il 19% dei nuovi assunto aveva ottenuto un contratto a tempo indeterminato contro il 67,7% delle assunzioni con contratti a termine e l’8,6% di collaborazione. Dati sconcertanti se si tiene presente che nel 1994 appena il 16,7% degli under 25 era precario. Nel nostro paese, i posti di lavoro a tempo parziale (meno di 30 ore alla settimana) rappresenta il 16,3 % del totale delle occupazioni. Ma i lavoratori precari sono in costante aumento. Crescono annualmente di almeno l’1%.
Le donne precarie per eccellenza. Precarie sono soprattutto le donne. Il 76,9% dei lavoratori part-time appartengono al gentil sesso e rappresentano il 31,1% del totale delle donne occupate. Parità tra uomini e donne invece per quanto concerne la disoccupazione. Problemi di monotonia non se ne avranno neanche nei prossimi mesi secondo UnionCamere che dichiara che delle 152mila assunzioni previste per il 2012, solo il 34% saranno contratti a tempo indeterminato contro il 56% di contratti a tempo determinato ed il 6,7% di apprendistato.
Perché il posto fisso? Di fronte ai dati relativi alla disoccupazione è evidente quanto possa apparire lontano il sogno del posto fisso. Si va avanti accumulando esperienze lavorative tramite stage gratuiti che non portano a nulla. Gli stessi contratti a tempo determinato o a progetto sono ormai diventati traguardi importanti e ambìti. E chi ha il posto fisso se lo tiene stretto e non lo lascia.