Articolo 18: la trattativa avanza, tra incontri segreti e smentite congiunte - Diritto di critica
Prima di andare a incassare lodi planetarie per aver convinto anche Obama e Wall Street della bontà della sua azione riformatrice, Mario Monti avrebbe avuto un colloquio segreto con il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. Oggetto, neanche a dirlo, l’articolo 18.
A riportarlo è uno dei più grandi giornali italiani, La Repubblica, in un articolo firmato da Claudio Tito. Il quotidiano di De Benedetti parla di “un confronto serrato, diretto. Che si è chiuso con qualcosa di più di una stretta di mano. Non un testo definitivo o un documento, ma la disponibilità reciproca a chiudere nei tempi stabiliti un’intesa. All’interno di un perimetro composto da alcune direttrici principali: una normativa che sospenda e non cancelli l’articolo 18 per chi esce dal precariato. E una “interpretazione” meno rigida del principio di “giusta causa” da parte dei tribunali del lavoro. L’incontro è stato richiesto dal capo del governo. E si è svolto in “territorio neutrale”.
In poche parole un vero scoop che, però, in attesa dell’incontro tra governo e parti sociali previsto per mercoledì, ha provocato una bufera di polemiche e la smentita immediata degli interessati.
In un comunicato congiunto Monti e Camusso hanno sconfessato l’indiscrezione, “nei giorni scorsi non vi è stato nessun incontro né colloquio tra il Presidente del Consiglio Mario Monti e il segretario generale della Cgil Susanna Camusso”.
Ma la nota ufficiale non è bastata alla Camusso e così, la Cgil ha affidato a Twitter una reazione stizzita nei confronti del quotidiano di Ezio Mauro definendo l’articolo “una grave invenzione assolutamente infondata. Le nostre posizioni sull’articolo 18 sono note e stranote. Qualcuno vuole far saltare il confronto?“, domanda la Cgil, che, senza giri di parole, torna sulle polemiche aperte dal fondatore del giornale di largo Fochetti: “prima due fondi di Scalfari, ora una notizia falsa in prima pagina, chi vuole forzare la mano? Ci chiediamo perché Repubblica sia scesa a queste bassezze. Chi vuole boicottare il confronto sul lavoro?”.
La Cgil rompe gli indugi e pone interrogativi chiari, che conducono al reale senso politico della riforma del mercato del lavoro e in particolare della modifica dell’articolo 18. Una norma che da sola potrebbe arrivare ad incidere profondamente sulla vita stessa dell’esecutivo. Un governo che poggia su una maggioranza di forze eterogenee creata in laboratorio sotto il denominatore comune della “responsabilità”.
Mettere mano all’articolo 18, potrebbe aprire una crisi devastante nel Pd, uno dei partiti che sostiene Monti. Un passo falso sulla norma simbolo dei lavoratori e il Partito democratico, che già deve schierarsi dalla parte di un esecutivo tecnico sbilanciato a destra, sostenuto dal centrodestra, rischia di spezzarsi in due, diviso tra chi vuole tenere fede all’impegno per il bene del Paese e chi ritiene non negoziabili i diritti acquisiti con lo Statuto del 1970.
Ma a ben vedere quanto accaduto offre anche una lettura dello scontro apertosi per determinare chi ha più peso sul centrosinistra. Per capire se è più influente il sindacato “rosso”, ultimo retaggio del “mito” del partito dei lavoratori e tassello imprescindibile per ogni forza politica che ambisce a rappresentare la sinistra italiana classicamente intesa; oppure il cosiddetto “partito di Repubblica”, quell’intellighenzia progressista e radical chic, incarnazione dell’élite colta ad alto contenuto morale e civile, desiderosa di andare avanti verso il nuovo, anche a costo di tagliare alcune delle funi che l’ormeggiano ad un passato importante, ma sempre piu’ ingombrante.
Va anche detto, però, che se come sembra dagli articoli di Scalfari, la linea del giornale è orientata al cambiamento della norma dello Statuto, non si capisce bene il tempismo di uno scoop che quello stesso processo di modifica può soltanto inibire.
Per ora Repubblica ribatte alle smentite affermando che la notizia proviene da fonte certa. Cosa che porta a chiedersi quale sia la personalità del nuovo esecutivo – tra le molte che la cronaca ha accostato alla figura di De Benedetti – ad aver passato la soffiata, per la verità molto accurata, sulla riunione segreta.
Nell’incontro Monti avrebbe trovato – secondo il quotidiano – il modo di presentare all’Unione europea e ai mercati una “moderna” riforma del lavoro, evitando di arrivare allo scontro con la Cgil e gli altri sindacati.
In pratica l’ipotesi in questione verte su una “sospensione temporanea” dell’articolo 18 per chi viene da anni di precariato, con la possibilità di venire stabilizzato accettando una prima fase in cui per tre o quattro anni non è vietato il licenziamento. Ai lavoratori precari, in sostanza, verrebbe offerta la copertura contrattuale ad eccezione dell’articolo 18. In questo modo si troverebbero ad avere tutte le tutele, ma al contempo le imprese potrebbero licenziarli in caso di problemi economici sopraggiuti, senza dover finire nelle aule giudiziarie e senza rischiare che il lavoratore venga reintegrato. In questo quadro alle imprese, che optano per questa scelta, potrebbero essere concessi vantaggi fiscali e previdenziali.
Un discorso simile sarebbe stato fatto anche per le partite iva fittizie, quelle che celano un lavoro subordinato. In maniera da offrire uno strumento di dissuasione dal ricorso a forme di flessibilità “cattiva”.
La sospensione dell’articolo 18 dovrebbe valere, inoltre, anche per le nuove iniziative imprenditoriali con più di 15 dipendenti. In questo caso, in realtà, si tratta di un auspicio più che di una reale possibilità. Visti i tempi in arrivo sarà molto difficile incrementare quella esigua percentuale – solo il 3% – di imprese che superano i 15 lavoratori. E questo il governo lo sa bene.
Nell’incontro si sarebbe anche discusso della lentezza delle cause di lavoro, ritenuta dalle aziende uno dei frutti avvelenati dell’articolo 18 e tra i principali motivi del mancato investimento di capitali nazionali ed esteri in Italia. In particolare l’idea sarebbe quella di agire su una corsia “preferenziale” in grado di abbattere i tempi e soprattutto, rendere più larghe le maglie del licenziamento per giusta causa.
Mercoledì alla ripresa del confronto c’è da aspettarsi una Cgil pronta a fare muro, non fosse altro per la reazione di iscritti e precari che, appresa la notizia, hanno suonato la carica sui social network contro l’ennesimo accordo al ribasso costruito sulla pelle dei lavoratori, mentre la Cisl, favorevole ad “una robusta manutenzione dell’art.18”, replica ironica per bocca del suo leader, Raffaele Bonanni, “speriamo che sia vero l’incontro segreto Monti-Camusso. Fa sorridere che taluni discutano sotto banco quello che altri fanno sotto luce del sole”.
Sarà, ma è un peccato non poter sapere chi dice il vero tra Cgil e Repubblica. Al momento l’unica cosa certa è che c’è uno scontro in atto e nessuno sa dove possa condurre.
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