Centro-sinistra nel caos, nuovo scandalo primarie a Piacenza - Diritto di critica
Un centro-sinistra veramente democratico, così democratico da pagare per andare a votare. Era successo a Napoli, e lì ci fu lo zampino della camorra. È successo di nuovo a Piacenza domenica scorsa e stavolta poco c’entra la criminalità organizzata. Le primarie dovevano essere un’ “autentica competizione elettorale del centro-sinistra”, come erano state definite da Bersani mentre si recava alle urne. Si sono rivelate l’ennesimo esempio dell’Italia delle clientele.
Cinque euro per un voto. Niente camorristi con buste della spesa per ognuno che si recava a votare. Nulla a che vedere con il degrado di alcuni quartieri di Napoli dove la povertà è la vera emergenza e per un po’ di latte e pane un voto non si nega a nessuno. Nella ricca Piacenza gli unici che possono essere “comprati” sono gli immigrati: operai, contadini, badanti. Così sono bastati pochi euro per vedere una sospetta partecipazione straniera per un voto che doveva stabilire che sarebbe stato il candidato sindaco del centro-sinistra per Piacenza.
La denuncia. A denunciare le irregolarità Vittorio Silva, segretario provinciale dei democratici: “Qualcuno ha pagato stranieri per andare a votare, ci sono state irregolarità, con gente che fotografava la propria scheda e la cui preferenza veniva comprata con 5 euro”, dichiarava lunedì. Ma già il giorno dopo gettava acqua sul fuoco, forse richiamato all’ordine dai vertici nazionali: “Sono stati segnalati alcuni episodi circoscritti. Non incidono sul voto e però bisogna cercare di capire cosa è successo”. D’altronde per il Pd&coun altro scandalo “napoletano” non sarebbe una bella pubblicità in questo periodo di incertezza politica.
Fotografare il voto e riscuotere. Già dalle prime ore della consultazione, vari militanti hanno notato strani movimenti dentro e fuori i seggi. Un numero elevato di equadoregni e peruviani si era recato al voto e avevano scattato foto alla scheda elettorale con il proprio telefonino. Così, i volontari del seggio hanno a loro volta con i cellulari filmato le stranezze nei seggi e fuori. I sudamericani, dopo aver votato, fuori dal seggio, venivano avvicinati da alcuni italiani che, dopo aver visionato i telefonini, mettevano mano al portafogli.
“Per noi è tutto regolare”. I voti sospetti dovrebbero essere circa 200, su 7.426; pari a poco più del 2% delle preferenze espresse. Una percentuale insufficiente per inficiare il voto, secondo i vertici del partito. “Episodi sgradevoli che però non intaccano affatto il risultato straordinario di queste primarie”, spiega il sindaco democratico attualmente in carica, Roberto Reggi. “Stiamo parlando di 200 voti e il vincitore ne ha incassati 500 in più rispetto al secondo: per noi è tutto regolare”. Sarà, ma certamente non è un buon segnale di trasparenza.
Chi vince, chi perde e chi paga. Così, a vincere la sfida è Paolo Dosi del Pd (e fedelissimo del sindaco in carica) che ha sconfitto il suo compagno di partito e vicesindaco Francesco Cacciatore e il candidato dell’Idv Samuele Raggi. E proprio su quest’ultimo si addensano vari sospetti. Su molti muri della città sono comparse scritte che contestavano il giovane candidato: “Un voto per Raggi=5 euro”, “Idv=mafia”, “Idv vergogna”. Ma è ancora una volta il democratico Silva, dopo la denuncia, a gettare acqua sul fuoco: “Non esistono episodi ascrivibili a forze politiche in particolare. Nessuno, infatti, nella coalizione le ha chiamate in causa. Sono stati segnalati alcuni episodi circoscritti. Non incidono sul voto e però bisogna cercare di capire cosa è successo”. In fondo ora conte di più tenere unita la coalizione.
Intanto Raggi non commenta la vicenda. Si aggiudica 704 voti, pari al 9,5% delle preferenze. “Un risultato lusinghiero”, lo definisce sulla pagina Facebook. “Le primarie del centro sinistra sono state un’ottima prova di maturità politica della coalizione che ha saputo aprirsi positivamente ai giovani e ai cittadini stranieri”. Se lo dice lui…