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Diritto di critica | November 21, 2024

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OccupyScampia contro la camorra. Ma è già polemica - Diritto di critica

OccupyScampia contro la camorra. Ma è già polemica

All’origine fu un tweet. Come nelle grandi rivoluzioni mediorientali. Ma più che una rivoluzione, l’iniziativa fa il verso ai giovani newyorkesi che da mesi protestano a Zuccotti Park. Si chiama OccupyScampia, una realtà anti-camorra che ancora non ha visto la luce, ma che ha già sollevato un vespaio di polemiche. Come spesso succede in Italia.

L’inchiesta e l’iniziativa. Tutto è nato lunedì scorso con un’inchiesta di Marco Di Caterino pubblicata dal Mattino di Napoli. Secondo il quotidiano partenopeo i clan imporrebbero orari di chiusura anticipata a negozianti, ristoranti e bar. Entro le 22 tutti a casa. Il messaggio sarebbe stato recapitato con un porta a porta. Il motivo sarebbe semplice: evitare morti innocenti (che attirerebbero media e polizia) per una guerra tra clan che sarebbe già iniziata. Così, la deputata del Pd Pina Picierno, originaria di Teano, ha deciso di organizzare un’iniziativa: un’occupazione pacifica di Scampia in stile Zuccotti Park.

Tra bufale campane e polemiche. Sono bastati due giorni per sollevare un vespaio di polemiche. Nonostante la notizia sia stata confermata dall’Ascom, l’associazione locale di categoria, alcuni giornalisti e associazioni che operano sul territorio sono convinti che si tratti di una bufala. “Dopo nemmeno 4 anni torna imponente il fenomeno dello sciacallaggio mediatico che continua a stuprare il quartiere”, scrivono sul loro sito i responsabili di (R)esistenza anti-camorra. “Confermiamo che non c’è nessun coprifuoco dettato dai clan ed invitiamo tutti a trascorrere con noi una serata per le vie di Scampia”. C’è chi attacca anche la promotrice dell’iniziativa, Pina Picierno: “Ancora oggi c’è chi prova a farsi pubblicità con il nome di Scampia”, scrive Napoli Monitor, un giornale d’inchiesta di un’associazione napoletana.

Basta con il “benaltrismo” italico. Mentre anche le forze dell’ordine non sono in grado di confermare la notizia con un laconico “non ci risulta”, l’iniziativa va avanti. Bufala o no, il problema non è questo. Se si concretizzerà potrà essere comunque un buon segnale per dare risalto mediatico ad uno spicchio d’Italia martoriato ed in preda alla camorra. E che l’iniziativa parta da una parlamentare non la sminuisce, ma la rafforza, in quanto permette di mettere in moto un meccanismo mediatico più ampio. Certo, non basta l’attenzione di tv e giornali, ma questa attenzione, che deve passare dal virtuale al reale, può spingere la politica nazionale a fare di più. Alzare il dito e dire che “sono ben altri i problemi di Scampia” a cosa serve? A nulla. Serve solo a sventolare la propria patente di giornalista o associazione anti-camorra che, guarda caso, è sempre migliore e più autentica di quella degli altri. E a tutti quelli che accusano la Picierno di farsi pubblicità con questa iniziativa, ricordo che non si tratta della prima iniziativa anti-camorra che fa. Forse sono meglio mille Picierno che un solo Cosentino.

Twitter: @PaoloRibichini