La Shoah nelle parole delle nuove generazioni – Photogallery - Diritto di critica
27 gennaio 1945, 27 gennaio 2012: sessantasette anni sono passati da quando davanti agli occhi del mondo è stata svelata la follia del piano razziale di Adolf Hitler. Sessantasette anni da quando sono stati aperti i cancelli del campo di sterminio di Auschwitz ed è stata rivelata l’agghiacciante entità del genocidio perpetrato in Europa in quegli anni: la cosiddetta ‘soluzione finale’ – ideata per purificare la società e ridare dignità alla razza ariana – colpì gli ebrei, ma anche i rom, gli omosessuali, i malati di mente, i disabili. Durante l’Olocausto, nei campi di concentramento e sterminio persero la vita tra i dieci e i quattordici milioni di persone. Questo scoprì il mondo quando le truppe sovietiche dell’Armata Rossa abbatterono i cancelli del campo di Auschwitz-Birkenau. Da quel giorno, nomi come Auschwitz – ma anche Treblinka, Mauthausen o Fossoli – sono diventate pietre miliari, eterne e drammatiche testimonianze di un passato che non dovrebbe essere mai dimenticato, ma anche simboli generali di tutti gli altri genocidi che, nel passato come nel presente, sono o sono stati perpetrati dall’uomo.
Non dimenticare: un imperativo categorico, un’eredità da raccogliere e tramandare anno dopo anno, generazione dopo generazione per evitare il ripetersi di simili tragedie. Come aveva scritto Primo Levi, che dell’Olocausto è stato uno dei principali testimoni: “Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore, stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli”. In occasione della Giornata della Memoria, istituita simbolicamente il 27 gennaio, molte saranno le iniziative in Italia e nel mondo per commemorare i drammatici eventi di quegli anni: ma le più importanti, forse, saranno quelle che porteranno anche le nuove generazioni a riconoscere l’orrore di un evento di cui tra non molto potranno leggere solo sui libri di storia, mentre le voci degli ultimi sopravvissuti ai campi si spengono lentamente. Non solo storia polverosa dunque, ma simboli tragicamente e perennemente vivi. Da ricordare, appunto.
E’ in quest’ottica che si è orientata ad esempio l’iniziativa “Mi ricordo di te” promossa dall’Istituto Comprensivo di Clusone (Bergamo) e dal Consiglio Comunale dei Ragazzi della città: un concorso di disegni e poesie sul tema dell’Olocausto e soprattutto della memoria, intesa come «unico mezzo per non cancellare ciò che è stato – ha spiegato il dirigente scolastico Francesco Moioli –. Abbiamo il dovere di fare memoria di ciò che è stato e di abituare anche i ragazzi a farlo». Il concorso era rivolto ai bambini di quinta elementare e ai ragazzi delle medie: in totale sono pervenute più di quattrocento opere tra disegni e composizioni poetiche e sono stati premiati i primi tre classificati per ciascuna classe d’età. «L’intento non era creare competizione – continua Moioli – ma spingere i più giovani a immedesimarsi, a riflettere, a vedere l’orrore in quella che ai tempi è stata presentata come normalità e a riconoscere i corrispettivi attuali di questa violenza, per poterla combattere e far sì che non si ripeta».
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Purtroppo non serve ricordare “solo” la fase finale che ha portato all’uccisione di così tante persone. La nostra socetà è marcia! L’informazione di massa punta proprio a creare qualcosa di simile. Nel momento in cui un bambino viene battezzatto, nel momento in cui, crescendo, gli si IMPONE a scuola e in famiglia di sentirsi Italiano o tifare una stupida squadra di calcio…lì si inizia a coltivare razzismo inserendo il soggetto ad uno o più gruppi: nazione o città – colore della pelle – classe sociale ecc.
Impariamo a svilupparci e fare sviluppare i nostri figli come singoli prima di tutto, il cambiamento dipende solo da noi!
Davide -
Mi sta bene la giornata della memoria.
Non mi sta bene l’uso che se ne fa. Purtroppo oggi le attività israeliane (il popolo occupante è quello israeliano non quello palestinese!) vengono coperte ogni giorno ed il piccolo popolo eletto visto sempre come vittima, cosa che non è vera visto come tratta i palestinesi della striscia di Gaza e quelli della Cisgiordania. Tra l’altro accusa che l’Iran si sta fabbricando l’atomica e poi è proprio lui a non accettare sul proprio territorio le ispezioni della AIEA non dichiarando il numero di testate atomiche che possiede. Se poi guardiamo le leggi che promulga, non mi pare sia particolrmente tollerante da chi non è ebreo.
Forse dobbiamo cominciare a guardare la realtà di tutti i giorni, più che tacciare di antisemitismo chi esprime un pare diverso sulla tragedia della shoah! A partire dall’educazione dei bambini nelle scuole. Mi fanno orrore i disegni che vedo postati qui. Certo bisogna educare a che non si ripetano certe atrocità! Ma senza strumentalizzazioni che usino questo argomento per coprire e giustificare le atrocità odierne! -
Che senso ha pubblicare una photogallery dei lavori dei bambini sulla shoa se è impossibile leggerla?
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se clicca sulle fotografie si ingrandiscono…
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