Costruendo il drago alla Scuola della Pace - Diritto di critica
Scritto per noi da Virginia Invernizzi
Tacciata spesso di essere chiusa e impermeabile agli sforzi di integrarla, a Milano la comunità cinese concentra i propri esercizi commerciali nel triangolo di vie compreso tra via Canonica, via Bramante e via Paolo Sarpi, per estendersi poi fino a via Procaccini, a via Messina e al cimitero Monumentale. È la cosiddetta “Chinatown milanese”, brulicante di negozi (molti esercizi all’ingrosso si sono trasformati in negozi al dettaglio) e ristoranti dove si incrociano italiani, cinesi, ma anche africani, srilankesi, sudamericani con esigenze e sogni diversi. Le vie sono strette e questo fa sì che spesso i negozi all’ingrosso intralcino il traffico: un problema di viabilità trasformato in un conflitto etnico, quasi che la questione fosse la nazionalità cinese dei negozianti e non l’eccessivo numero di licenze per negozi all’ingrosso regolarmente concesse.
In un quartiere che sembra composto da due comunità che vivono vite parallele, opera dal 1992 la Comunità di Sant’Egidio, lavorando con i bambini che crescono spesso divisi fra due mondi: a casa si parla cinese, a scuola italiano. C’è una cultura di origine millenaria e allo stesso tempo la voglia di essere come tutti i compagni di classe. Nonostante i bambini tifino per le stesse squadre e abbiano le stesse abitudini, a volte si continua a guardarli come stranieri anche se sono nati e cresciuti qui.
Proprio a partire dalla scuola, la comunità ha voluto creare uno spazio di incontro fra bambini di tutto il mondo, per vivere un’appartenenza comune al di là delle nazionalità: questo posto è la “Scuola della Pace”, ospitata dalla Scuola Elementare di Via Giusti, come potenziamento del lavoro dell’istituto.
Alla Scuola della Pace bambini di tutte le nazionalità si ritrovano insieme, accomunati dalla voglia di scoprire altri giochi e fare qualcosa per chi è povero o ha bisogno d’aiuto. Qui scoprono che nessuno è troppo piccolo per poter aiutare qualcun altro e che la gioia è contagiosa: non a caso, la risposta alla rivolta del 2007 è stata la grande festa “Living Together”, dove il drago cinese ha ballato sul palco, ammirato da tutti, creando un’occasione di incontro. Alla Scuola della Pace si costruiscono fiori da regalare agli anziani che i bambini vanno a trovare presso le case di riposo e si raccolgono giochi: riparati e rivenduti (è l’iniziativa del Rigiocattolo), servono ad aiutare il progetto Dream di lotta all’AIDS in Africa. In questo modo si scoprono le culture altrui, si festeggiano insieme il Natale e il capodanno cinese: chi proviene da un’altra cultura diventa così un portatore di valore aggiunto e non una minaccia.
Attorno alla Scuola della Pace si è poi sviluppato un movimento formato dai genitori dei bambini, ma anche da associazioni, scuole di lingua e cultura cinese, che mirano a valorizzare la pluralità di culture presenti nel quartiere. Il capodanno è festeggiato tutti insieme ogni anno a partire dal 2007. Dopo la rivolta, questo è stato un momento in cui italiani, cinesi e allievi della scuola d’italiano Louis Massignon della Comunità di Sant’Egidio si sono trovati e hanno scoperto la voglia di stare insieme. Hanno così cominciato a parlarsi al di là del muro linguistico: in qualche tavolo c’era un interprete, in altri prevaleva semplicemente la voglia di comunicare.
L’anno scorso sono stati organizzati laboratori per i bambini del quartiere Paolo Sarpi, con i piccoli cinesi che insegnavano agli italiani e viceversa: la diversità culturale si faceva risorsa e non differenza. Quest’anno la festa organizzata da Sant’Egidio per il capodanno lunare si svolgerà domenica 29 gennaio presso il Centro di aggregazione multifunzionale (CAM), in via Garibaldi 27 angolo via Strehler 2; nel pomeriggio, dalle 14 alle 16, ci saranno lo spettacolo e la consegna dei diplomi CELI di lingua conseguiti dagli studenti di origine cinese della scuola d’italiano, un modo per valorizzare la loro grande voglia di integrazione. La mattina, dalle 10 alle 12, ci saranno dei laboratori per i bambini: tra le altre proposte, l’associazione diamocilamano insegnerà a scrivere ideogrammi e realizzare lanterne, mentre con la Scuola della Pace verrà costruito un drago (protettore di quest’anno secondo l’oroscopo cinese) e i bambini si metteranno tutti insieme a decorarlo per poi farlo muovere durante lo spettacolo. Tutti lì con colla, forbici, fogli colorati e colori per fare un drago abbastanza forte da vincere ogni pregiudizio.
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perchè si è sempre poco precisi nel riportare le cose; Gli esercizi all’ingrosso sono la bellezza di 385 (censimento comune milano del 13 gennaio 2012: dire che “molti esercizi all’ingrosso si sono trasformati in negozi al dettaglio”
non corrisponde alla realtà: qualcuno si è trasformato nella sola via paolo sarpi, tutto intorno non è assolutamente cambiato.
Le vie sono strette e questo fa sì che spesso i negozi all’ingrosso intralcino il traffico: un problema di viabilità
Gli esercizi all’ingrosso Non è solo un problema di viabilità, non si può ignorare che la massiccia presenza dell’ingrosso ha trasformato il tessuto socio economico del quartiere incidendo sulla sua vivibilità, determina livelli di inquinamento elevato, degrado.. quello che viene detto “incompatibilità fra attività all’ingrosso e struttura urbanistica del quartiere”
trasformato in un conflitto etnico, quasi che la questione fosse la nazionalità cinese dei negozianti e non l’eccessivo numero di licenze per negozi all’ingrosso regolarmente concesse.
Ecco questa è una lettura distorta di quel che viene vissuto in quartiere: si è sempre sostenuto che il problema nasce dal tipo di attività, non da chi la svolge: quindi nessun “conflitto etnico” al punto che la richiesta di una trasformazione dell’ingrosso al dettaglio è una delle soluzioni auspicate da sempre. Quanto alle autorizzazioni (non licenze perchè non ci sono licenze per l’ingrosso) vero sono “regolari”: e infatti per quale ragione la “controparte” dei residenti è sempre stata l’amministrazione comunale incapace di governare il territorio e non il commerciante. Per questa stessa ragione la nuova amministrazione si sta ora attivando per un possibile trasferimento dell’ingrosso e il PGT esclude la possibilità di aprire nuovi esercizi all’ingrosso in tutte i “Nuclei di antica Formazione” E l’area sarpi lo è.
Non per polemica ma per una semplice ragione di correttezza.
Quanto al resto dell’articolo piena condivisione e tanto di cappello alla comunità di sant’egidio
Pier Franco Lionetto
presidente associazione vivisarpi -
perchè si è sempre poco precisi nel riportare le cose; Gli esercizi all’ingrosso sono la bellezza di 385 (censimento comune milano del 13 gennaio 2012: dire che “molti esercizi all’ingrosso si sono trasformati in negozi al dettaglio”
non corrisponde alla realtà: qualcuno si è trasformato nella sola via paolo sarpi, tutto intorno non è assolutamente cambiato.
Le vie sono strette e questo fa sì che spesso i negozi all’ingrosso intralcino il traffico: un problema di viabilità
Gli esercizi all’ingrosso Non è solo un problema di viabilità, non si può ignorare che la massiccia presenza dell’ingrosso ha trasformato il tessuto socio economico del quartiere incidendo sulla sua vivibilità, determina livelli di inquinamento elevato, degrado.. quello che viene detto “incompatibilità fra attività all’ingrosso e struttura urbanistica del quartiere”
trasformato in un conflitto etnico, quasi che la questione fosse la nazionalità cinese dei negozianti e non l’eccessivo numero di licenze per negozi all’ingrosso regolarmente concesse.
Ecco questa è una lettura distorta di quel che viene vissuto in quartiere: si è sempre sostenuto che il problema nasce dal tipo di attività, non da chi la svolge: quindi nessun “conflitto etnico” al punto che la richiesta di una trasformazione dell’ingrosso al dettaglio è una delle soluzioni auspicate da sempre. Quanto alle autorizzazioni (non licenze perchè non ci sono licenze per l’ingrosso) vero sono “regolari”: e infatti per quale ragione la “controparte” dei residenti è sempre stata l’amministrazione comunale incapace di governare il territorio e non il commerciante. Per questa stessa ragione la nuova amministrazione si sta ora attivando per un possibile trasferimento dell’ingrosso e il PGT esclude la possibilità di aprire nuovi esercizi all’ingrosso in tutte i “Nuclei di antica Formazione” E l’area sarpi lo è.
Non per polemica ma per una semplice ragione di correttezza.
Quanto al resto dell’articolo piena condivisione e tanto di cappello alla comunità di sant’egidio
Pier Franco Lionetto
presidente associazione vivisarpi
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