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Diritto di critica | November 6, 2024

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Notai, tasse e commercialisti: quanto è difficile fare impresa in Italia - Diritto di critica

Notai, tasse e commercialisti: quanto è difficile fare impresa in Italia

Ventisette anni ed una laurea in informatica. Il sogno nel cassetto di Matteo è quello di realizzare e sviluppare siti web e software. Così, appena uscito dall’Università, invia il suo curriculum alle varie aziende. Quasi nessuna risponde. Solo un’impresa di Milano sembra interessata alla sua figura professionale: uno stage per 600 euro al mese, “poi ci sono buone possibilità di essere assunti”. Ma dopo sei mesi, tutti gli stagisti entrati con lui vengono mandati a casa. Non ci sono risorse per assumerli o per inquadrarli con un contratto a progetto. Così Matteo si ritrova senza più un lavoro. Decide così con gli altri ex stagisti che aveva conosciuto a Milano di aprire una società per mettersi in proprio. Ma non è stata un’idea felice.

Lacci e lacciuoli per i giovani imprenditori. Per aprire una società a responsabilità limitata ci vuole un capitale sociale minimo di 10mila euro. Disoccupati e con pochi soldi nel salvadanaio, per Matteo e i suoi due colleghi non è facile racimolare quella somma. Nessuna banca è disposta a sovvenzionare l’iniziativa. Così hanno deciso di realizzare una cooperativa a responsabilità limitata. Il capitale sociale, in questo caso, è decisamente minore. Ma per aprire questa cooperativa c’è bisogno di un passaggio dal notaio: 1.800 euro più iva per una semplice firma. Matteo e gli altri non possono far altro che rivolgersi ad amici e parenti e raccolgono la cifra. “Mamma, giuro che appena guadagno qualcosa ti restituisco tutto”, prometteva Matteo. Ma quei soldi non li avrebbe più restituiti. A fine anno c’è da pagare il commercialista con la domiciliazione della sede legale, i diritti della Camera di Commercio per il deposito del bilancio, il modulo 770. Totale altri 2mila euro. Così, anche complice la crisi, al termine del 2011 Matteo e i suoi amici si ritrovano ad aver guadagnato il 40% dei propri ricavi: il 60% è finito in tasse, bolli e commercialista. Così hanno deciso di gettare la spugna.

Lo Stato? “Un ostacolo all’impresa”. Quella di Matteo è una storia come tante di giovani che si improvvisano imprenditori per sbarcare il lunario ma che questo paese non è in grado di aiutare. Anzi, per Matteo e per tutti quelli come lui, lo Stato è un ostacolo. “Tasse, tasse, tasse. È giusto pagarle ma non mi possono trattare alla stregua di chi lavora da decenni”, spiega Matteo. “Per le start-up dovrebbe esserci una tassazione azzerata per almeno i primi due anni”.

Liberalizzazioni salva-giovani. Ma il problema evidenziano dalla storia di Matteo non riguarda solo le tasse. C’è anche il costo iniziale del capitale sociale e del notaio; 1.800 euro più iva per una banale firma da apporre ad un contratto, di fatto, standard. Sotto questo punto di vista, il pacchetto liberalizzazioni del governo va ad abbattere questi costi iniziali. Il governo Monti ha approvato il decreto legge che prevede, tra le altre cose, la possibilità per gli under 30 di aprire una società a responsabilità limitata versando un solo euro di capitale sociale. Non solo. La costituzione della società non passa attraverso atto notarile: “L’atto costitutivo deve essere redatto per scrittura privata”, si legge nel decreto. Sarà un ufficiale del registro delle imprese a valutare se la società dispone di tutti i requisiti entro 15 giorni. Insomma, per la prima volta, nonostante non esista più un ministro per la Gioventù, un governo guarda anche agli interessi degli under 35. Poca cosa, qualcuno potrebbe obiettare. Ma è certamente un buon inizio dopo decenni di immobilismo.

Twitter: @PaoloRibichini

Comments

  1. Piercarlo

    “Ma per aprire questa cooperativa c’è bisogno di un passaggio dal notaio: 1.800 euro più iva per una semplice firma.”
    La consueta disinformazione. Dietro quella “firma” c’è un’attività di
    controllo e di tutela della legalità che va a vantaggio di tutti.
    Moderare i costi e favorire i giovani è giusto. Dare spazio a mafiosi e e
    riciclatori che saranno felici di approfittare dell’assenza di
    controlli è demagogico e suicida.