Myanmar: firmata la tregua con i ribelli Karen - Diritto di critica
Prosegue la campagna di pacificazione interna del governo di Myanmar. Dopo la liberazione di Aung San Suu Kyi (agli arresti domiciliari fino al 13 novembre 2010), è stato sancito il cessate il fuoco con i ribelli di etnia Karen, in prima linea nella lotta all’autonomia fin dall’indipendenza della Birmania dalla Gran Bretagna sedici anni fa. Una carneficina, la guerra civile, perpetrata dal 1948 in poi, conclusa con l’accordo di pace voluto anche dall’opposizione e che ha ricevuto il plauso della comunità internazionale.
Altro passo decisivo, ora, sarà l’intesa con gli altri gruppi etnici del paese: Shan, Chin, Kachin e Karen. Già era stato raggiunto un accordo con l’esercito dello Shan, ma i conflitti erano proseguiti con le milizie del Kachin, prima dello stop imposto dal presidente Thein Sein il mese scorso.
Condanne da tutte il mondo erano venute per la violenza e la crudeltà dell’esercito di Myanmar. Il governo si era parzialmente giustificato sostenendo la necessità di mantenere unito il paese di fronte alle minacce delle diverse etnie. Centinaia di migliaia di persone sono state costrette, negli ultimi anni, a rifugiarsi nei campi profughi allestiti oltre il confine, in Thailandia. I sostenitori dei diritti umani avevano più volte documentato e denunciato gli abusi (violenze sulle donne, lavori forzati e arruolamento coatto dei bambini soldato) compiuti dall’esercito.
L’accordo potrebbe avere ricadute benefiche anche nei rapporti commerciali del paese con l’Occidente.
I governi delle nazioni europee e Aung San Suu Kyi hanno chiesto al governo di Myanmar di porre fine ai conflitti etnici come una delle condizioni essenziali per il miglioramento delle relazioni diplomatiche. Negli anni scorsi, la comunità internazionale aveva inflitto pesanti sanzioni economiche a causa del record di abusi, violazione dei diritti umani e repressione politica.
L’inversione di tendenza della politica interna di Myanmar ha trovato conferme nella legittimazione del partito politico di Aung San Suu Kyi e nella sua candidatura alle elezioni di aprile, nella sospensione del progetto di costruzione di una diga, sostenuto dalla Cina, ma che trovava la forte opposizione della popolazione.
Il leader della ‘Karen National Union Delegation’, Saw David Htaw, alla Reuters ha sottolineato i progressi del governo, in tema di riforme politiche e di rispetto dei diritti. “Un’occasione da cogliere, non siamo stati mai così fiduciosi che il processo di pace possa arrivare a compimento come in questa occasione”.
In un paese sconvolto, storicamente, da orrori e conflitti militari, un accordo tra le diverse etnie e il governo di Myanmar (nelle elezioni del 2010 l’Union Solidarity Development Party ha ottenuto l’80% dei voti), non potrebbe che giovare alla popolazione: “Le persone – ha commentato il leader dei Karen –, hanno sperimentato il terrore della guerra da molto tempo. Speriamo di vivere appieno il gusto dolce della pace, almeno questa volta”.
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L’utilizzo della parola e del confronto, sono le basi per creare una democrazia, duratura e condivisa. La guerra e la reazione armata , crea miseria e povertà… Finalmente la ragione sta vincendo ?? SPERIAMO per un futuro migliore..
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