In Cile nuovi scontri tra polizia e popolo Mapuche. Aggrediti e arrestati anche donne e bambini - Diritto di critica
Continuano gli scontri tra Mapuche e carabineros nel centro-sud del Cile. Dopo l’accusa, respinta dal movimento indigeno, di aver causato i terribili incendi nella regione dell’Araucanía e nell’area di Temuco (a sud della capitale Santiago), per i nativi della Patagonia cilena scatta la repressione. Legittimati dalla brutale legge antiterrorismo, i militari guidati dal Generale Ivan Bezmalinovic hanno risposto con la violenza ai tentativi di alcune famiglie Mapuche di evitare la violazione del loro domicilio. Testimoniate anche da alcuni video apparsi su YouTube, le azioni delle Fuerzas Especiales cilene si stanno protraendo da giorni, e comprendono arresti indiscriminati, lancio di lacrimogeni, volo a bassa quota di elicotteri e mano forte anche nei confronti di donne e bambini.
Il video che circola su YouTube mostra chiaramente degli agenti che malmenano una donna con in braccio un bimbo, e che tenta di proteggere la figlia, autrice delle riprese. La pellicola è stata accettata come prova dal giudice del processo contro alcune donne Mapuche arrestate durante i disordini, e questo ha fatto sì che esse venissero liberate.
Alcuni esponenti del governo condannano l’azione della polizia e promettono un’indagine in proposito, ma è difficile per il Presidente Piñera e i suoi uomini giustificare e rispondere di quella che appare come una vera e propria crociata, che da mesi sta terrorizzando gli abitanti della zona, e che si è intensificata dopo l’ondata di incendi di dicembre, ritenuti dal governo di matrice dolosa.
«L’accusa contro di noi è tutta una montatura mediatica – ha comunicato il coordinatore del movimento radicale Mapuche (Cam), Héctor Llaitul – che obbedisce a una strategia politica per giustificare la famigerata Legge antiterrorismo di fronte all’opinione pubblica, e far sì che tale provvedimento liberticida sia reso predominante anche nell’affrontare i movimenti sociali e studenteschi».
Secondo il Cam sarebbe stata la stessa azienda forestale Mininco ad aver appiccato il fuoco per far poi incolpare i Mapuche.
Nella regione dell’Araucanía lo scontro è su tutti i fronti, forse figlio di vendette reciproche che non intendono cessare. I manifestanti indigeni innalzano barricate e affrontano i militari, che subiscono anche attacchi anonimi: nell’ultima settimana sono stati segnalati ben tre episodi di assalto alle camionette delle Fuerzas Especiales da parte di uomini armati con il volto coperto. Come in una guerra, non c’è nessun vero vincitore.
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