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Diritto di critica | November 22, 2024

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Così Monti riuscirà (forse) a far pagare l’Ici alla Chiesa - Diritto di critica

Così Monti riuscirà (forse) a far pagare l’Ici alla Chiesa

Non bastava il buon senso evidentemente. Ci voleva Mario Monti per mettere fine ad una vera e propria ingiustizia fiscale. Nulla di ufficiale per il momento, ma secondo il Corriere della Sera, il professore di Varese avrebbe trovato un accordo con la Cei per il pagamento dell’Ici da parte di tutte le strutture ecclesiastiche che facciano attività commerciale.

L’Ici sulle strutture “miste”. Non pagheranno l’Ici il Vaticano (essendo uno Stato straniero), i palazzi che godono del privilegio dell’extraterritorialità secondo i Patti Lateranensi, le parrocchie, le chiese e tutte le strutture che abbiano valore sociale e assistenziale. Pagheranno invece tutte quelle strutture “miste”, cioè quelle strutture che in parte svolgono anche attività commerciale. Fino ad ora, infatti, bastava avere anche una piccola parte dedicata ad attività “non commerciali” per essere esenti dal pagamento dell’Ici. Questo grazie ad una legge voluta dal governo Prodi nel 2006 e votata bipartisan da tutti i partiti. La norma prevede che l’esenzione dell’Ici riguardi gli edifici di proprietà ecclesiastica “non esclusivamente commerciali”, in linea con un decreto-legge approvato dal governo Berlusconi nel 2005.

La tassa solo sulla parte ad uso commerciale. Ora Monti vuole fare chiarezza: La Chiesa pagherà l’Ici-Imu anche per le strutture “miste”, ma solo per la parte degli immobili utilizzata a fini commerciali. Ma come definire la quota parte di un edificio ecclesiastico destinata a scopo di lucro? Si tratta di un’operazione complessa e non priva di rischi. Spesso l’attività di lucro e quelle sociali si sovrappongono. Inoltre, per definire il pagamento dell’Ici-Imu per edifici che finora non erano presi in considerazione, i comuni saranno costretti a censirli, con un sicuro allungamento dei tempi.

Multa europea in arrivo. Monti è stato spinto a prendere di petto (senza peraltro alcun clamore mediatico) la questione anche per evitare multe dall’Europa. Infatti, pende sull’Italia un ricorso presentato dai radicali alla Corte di Giustizia di Lussemburgo, mentre la Commissione, che sta compiendo una verifica sulla congruità tra la legge italiana del 2006 e le direttive comunitarie sulla concorrenza, dovrebbe pronunciarsi entro giugno. Il problema della concorrenza, infatti, è molto sentito soprattutto nella Capitale. Infatti, molte strutture alberghiere ecclesiastiche attualmente non pagano l’Ici, a differenza di hotel di comuni cittadini. Di conseguenza i primi possono praticare prezzi più bassi rispetto ai secondi, di fatto falsando la concorrenza.

Comments

  1. Luigi Murtas

    No, le cose non stanno così, Ribichini. Le strutture, ecclesiastiche e non, che svolgono attività commerciali, devono già pagare l’ICI (e ora l’IMU) e se non lo fanno (sinora non è stato ancora dimostrato in nessun caso e le bufale dei radicali e di Repubblica sono state clamorosamente smentite ricevute alla mano) si tratta, già allo stato attuale della normativa, di vera e propria elusione o evasione che deve essere stanata e perseguita.
    Non è nemmeno vero, Ribichini (e mi dispiace che lei contribuisca a diffondere simili invenzioni), che basti mettere una cappellina in un albergo per ottenere l’esenzione ICI su tutto il complesso. E’ vero casomai il contrario: se un istituto religioso (dove le suore vivono) dotato di propria cappella attiva un’attività di tipo alberghiero, paga – ahiloro – l’ICI anche per la cappellina e per la casa delle suore che – di per sè – sarebbero esenti. E anche questo è stato dimostrato ricevute alla mano: perchè lei, Ribichini, non si è informato meglio? Non va bene.
    Allora perchè il governo si starebbe muovendo (uso il condizionale perchè sinora l’ha scritto solo il Corriere, non se ne sa nulla)? Immagino perchè, dopo la cagnara sollevata ad arte e ingiustificatamente dai radicali e dal Grande Oriente, qualcosa bisognava pur farla per evitare ulteriori chiassate da parte di codesti perdigiorno, e allora forse si provvederà a riscrivere la norma, facendole dire in altre parole quello che già dice. Contenti loro….
     
    Luigi Murtas – Cagliari

    • Anonimo

      Luigi Murtas si legga la legge prima di sparare sentenze: 
       DL 223/2006: “L’esenzione dell’Ici si intende applicabile alle attività indicate che non abbiano esclusivamente natura commerciale”. Cosa significa? Conosce l’italiano o devo spiegargli la legge con i disegnini? Non ho parlato in nessuna parte dell’articolo di “cappelline” e di “suorine”. Ma evidentemente a lei interessa difendere i privilegi della Chiesa che costano sui contribuenti italiani vari milioni di euro

      • Luigi Murtas

        Ecco la frase del suo articolo: <> Certo, non si parla di cappelline, io ho solo specificato un caso di “attività non commerciali, ma per tranquillizzarla posso riformulare il concetto:

        <<Non è nemmeno vero, Ribichini (e mi dispiace che lei contribuisca a diffondere simili invenzioni), che basti mettere una PICCOLA ATTIVITA' NON COMMERCIALE, AD ESEMPIO UNA CAPPELLINA,  in un albergo per ottenere l'esenzione ICI su tutto il complesso. E' vero casomai il contrario: se AD ESEMPIO un istituto religioso (dove le suore vivono) dotato di propria cappella inizia un'attività di tipo alberghiero, paga – ahiloro – l'ICI anche per la cappellina e per la casa delle suore che – di per sè – sarebbero esenti. E anche questo è stato dimostrato ricevute alla mano: perchè lei, Ribichini, non si è informato meglio? Non va bene.
        La norma che lei cita è stata fatta tenendo presenti situazioni ben precise e non credo che lei voglia far pagare, AD ESEMPIO, l'ICI all'Associazione malati oncologici per una residenza destinata ai parenti dei ricoverati lungodegenti e sottoposti a terapia per tutta la vita solo perchè l'amministrazione della residenza richiede agli ospiti il pagamento di una retta.
        Ecco, appunto, la differenza tra un albergo, anche se gestito, AD ESEMPIO, dalle suorine da lei non nominate, albergo che faccia concorrenza al grand hotel e pertanto e giusto che paghi l'ICI, e una struttura ricettiva non commerciale, anche se gestita da atei professi e incalliti, che offre un servizio di natura sociale con lo scopo di alleviare una situazione già pesante, anche se questa struttura chiede una quota a chi ne usufruisce. O vorrebbe forse far pagare l'ICI anche alla sede dell'Associazione per le leucemie solo perchè vendono le stelle di Natale per finanziarsi? Spero proprio di no.

        Ma aggiungo che è perfettamente legittimo adoperarsi – se lo si ritiene giusto – per abolire ogni e qualsiasi esenzione fiscale a vantaggio di chicchessia, ci mancherebbe. Ma lo si faccia cortesemente in Parlamento, sempre che se ne abbia la forza e, ovviamente, aspettandosi e accettando che altri la pensino diversamente e difendano quelle esenzioni che a me paiono perfettamente ragionevoli e, come dimostrato pochi giorni fà dal Tesoro, nemmeno così rilevanti sul piano delle cifre. La si dovrebbe smettere invece di importunare il pubblico con campagne ideologiche improntate all'odio e alla menzogna e del tutto inutili oltre che fuorvianti.
        E magari smetterla anche di infastidire le istituzioni europee con richieste di procedure di infrazione provocate dagli stessi amici dei radicali che si agitano in Italia: ne sono già state archiviate due, attendiamo che anche la terza faccia la stessa fine.

        • Anonimo

          Ahahhaa…si sente importunato? Mi dispiace. può provare a non leggere Diritto di Critica. Non è così invadente.
          Ma scherzi a parte. Se un collegio religioso ospita giovani studentesse facendo pagare una retta, l’area destinata alla giovani (camere da letto, mensa , sala studio) devono essere soggette all’Ici. Altrimenti si tratta di un’attività commerciale che viola le norme della sacrosanta concorrenza. Poi che quei soldi guadagnati vadano per costruire le scuole in Africa a me non interessa. Ci sono tanti commercianti benefattori e questi la beneficenza la fanno con i soldi guadagnati dopo aver pagato le tasse.

          • Luigi Murtas

            Mi riferivo ai radicali quando parlavo di cessare da azioni importune. Se un collegio religioso chiede una tariffa identica a quella degli alberghi è giusto che paghi l’ICI per quell’attività alberghiera, ma abbiamo visto che è già così: gli alberghi, gestiti o no da religiosi, pagano l’ICI. Ma se – poniamo – un istituto (religoso o laico non ha importanza) organizza un ricovero destinato, poniamo, a cittadini extracomunitari giunti in Italia in cerca di lavoro e chiede loro una retta per contribuire alle spese, beh, allora il discorso cambia di grosso e penso che l’esenzione sia più che giustificabile. Così come l’Associazione per le leucemie può tranquillamente continuare a godere dell’esenzione sulla sua sede senza nulla temere dalla vendita delle stelle di Natale: il discorso calza alla perfezione e lei lo sa bene.
            Ha fatto disinformazione? Io ritengo di sì, magari al di là delle intenzioni, il clima è quello che è, per colpa dei radicali c’è grande confusione in giro. Per questo non pretendo che lei chieda scusa ai suoi lettori, anche se il servizio che ha reso loro è alquanto scadente. Però, certo, se lo facesse sarebbe molto bello.

      • Luigi Murtas

        Ecco la frase del suo articolo:  “Fino ad ora, infatti, bastava avere anche una piccola parte dedicata ad attività “non commerciali”  Certo, non si parla di cappelline, io ho solo specificato un caso di “attività non commerciali, ma per tranquillizzarla posso riformulare il concetto: <<Non è nemmeno vero, Ribichini (e mi dispiace che lei contribuisca a diffondere simili invenzioni), che basti mettere una PICCOLA ATTIVITA' NON COMMERCIALE, AD ESEMPIO UNA CAPPELLINA,  in un albergo per ottenere l'esenzione ICI su tutto il complesso. E' vero casomai il contrario: se AD ESEMPIO un istituto religioso (dove le suore vivono) dotato di propria cappella inizia un'attività di tipo alberghiero, paga – ahiloro – l'ICI anche per la cappellina e per la casa delle suore che – di per sè – sarebbero esenti. E anche questo è stato dimostrato ricevute alla mano: perchè lei, Ribichini, non si è informato meglio? Non va bene. La norma che lei cita è stata fatta tenendo presenti situazioni ben precise e non credo che lei voglia far pagare, AD ESEMPIO, l'ICI all'Associazione malati oncologici per una residenza destinata ai parenti dei ricoverati lungodegenti e sottoposti a terapia per tutta la vita solo perchè l'amministrazione della residenza richiede agli ospiti il pagamento di una retta.Ecco, appunto, la differenza tra un albergo, anche se gestito, AD ESEMPIO, dalle suorine da lei non nominate, albergo che faccia concorrenza al grand hotel e pertanto e giusto che paghi l'ICI, e una struttura ricettiva non commerciale, anche se gestita da atei professi e incalliti, che offre un servizio di natura sociale con lo scopo di alleviare una situazione già pesante, anche se questa struttura chiede una quota a chi ne usufruisce. O vorrebbe forse far pagare l'ICI anche alla sede dell'Associazione per le leucemie solo perchè vendono le stelle di Natale per finanziarsi? Spero proprio di no. Ma aggiungo che è perfettamente legittimo adoperarsi – se lo si ritiene giusto – per abolire ogni e qualsiasi esenzione fiscale a vantaggio di chicchessia, ci mancherebbe. Ma lo si faccia cortesemente in Parlamento, sempre che se ne abbia la forza e, ovviamente, aspettandosi e accettando che altri la pensino diversamente e difendano quelle esenzioni che a me paiono perfettamente ragionevoli e, come dimostrato pochi giorni fà dal Tesoro, nemmeno così rilevanti sul piano delle cifre. La si dovrebbe smettere invece di importunare il pubblico con campagne ideologiche improntate all'odio e alla menzogna e del tutto inutili oltre che fuorvianti. E magari smetterla anche di infastidire le istituzioni europee con richieste di procedure di infrazione provocate dagli stessi amici dei radicali che si agitano in Italia: ne sono già state archiviate due, attendiamo che anche la terza faccia la stessa fine.

  2. Luigi ha centrato il segno: questo articolo come molti altri fa della disinformazione il suo mezzo per darsi popolarità…fra disinformati! Diciamo le cose come stanno, senza fare come la tanto odiata destra che si inventava le cose per tirare acqua al suo mulino!

    Ma perché non riusciamo invece a dire la verità? E cioè che la legge dice bensì il contrario, ovvero che tutte le attività  A SCOPO DI LUCRO anche se con una cappellina, devono pagare l’ICI?

    Possiamo semmai prendercela con i comuni, adibiti al controllo e come sempre sicuramente poco “controllori”. Possiamo prendercela con i giochi politici (non ti faccio pagare l’ICI, tu fai votare i compaesani per me), ma non con le leggi! Questa è una gran, bella, BUFALA!

    • Anonimo

      Si legga l’articolo prima di parlare. Non ho mai parlato di cappelline

  3. Luigi Murtas

    Anche lei è di quelli che credono alla favola dei tesori Vaticani nascosti che sarebbero in grado di risanare le finanza dello Stato? Ma guardi che è più facile credere a Cappuccetto Rosso. E poi non stiamo neanche parlando di Vaticano, ma casomai della Chiesa italiana.

  4. Alessia

    Il vaticano si trova a Roma chè na città dell’Italia del sud quindi deve pagare l’ici e così anche le chiese.Basta con appellarsi a tutto pur di non pagare.

  5. alessio di benedetto

    BASTA BUGIE. BUGIARDO  DI UN CATTOLICO MONTI
    Se si rastrellassero ogni anno i 13 miliardi di euro che un sottogoverno confessionale continua a donare alla Città del Vaticano, sottraendoli con la menzogna dalle tasche della povera gente, se si recuperassero tutti gli introiti dell’ICI (il valore degli immobili vaticani ammonta per difetto a 30 miliardi di euro), la smetteremmo di parlare di debito pubblico (altra bufala) , di crisi delle pensioni, di tagli ai rinnovi contrattuali, alla sanità, alla scuola pubblica, all’arte, alla musica e allo spettacolo… Grazie a Berlusklaun il Vaticano, il più ricco Stato del Mondo, non paga più neppure l’ICI, i suoi monumenti privati sono ristrutturati con le tasse imposte ai lavoratori italiani, e gli istituti cattolici sono finanziati con i soldi di noi tutti, non con le offerte dei fedeli o delle aziende di Berlusconi, abbastanza ricche da permetterselo. Siamo il solo caso nel mondo in cui una popolazione multirazziale e multiconfessionale deve obbligatoriamente versare i propri contributi per farsi indottrinare. Atei, non credenti, agnostici, musulmani, ebrei, protestanti ed induisti, le cui tasse statali sono devolute molto benignamente ad una ideologia religiosa che li combatte accanitamente e che se potesse tornerebbe ad accendere nuovi roghi! È come se gli Italiani – il paragone non vi sembri forzato – fossero costretti a finanziare l’Iran per lasciarsi plagiare: è la stessa identica cosa, anche se sembra assurda. Ma come ha detto qualcuno: “Il Vaticano è uno stato! L’Italia no!”. DA: LA RELIGIONE CHE UCCIDECOME LA CHIESA DEVIA IL DESTINO DELL’UMANITÀ(Nexus Edizioni), giugno, 2010.517 pagine, 130 immagini, € 25http://www.shopping24.ilsole24ore.com/sh4/catalog/Product.jsp?PRODID=SH246200038http://www.macrolibrarsi.it/libri/__la-religione-che-uccide.phphttp://shop.nexusedizioni.it/libri_editi_da_nexus_edizioni_la_religione_che_uccide.html

  6. Colcazzotidicoilnome

    noi paghiamo le tasse per ABITARE un immobile, paghiamo 2 VOLTE le tasse sul nostro lavoro
    Chi vuole abbindolare quel LURIDO CIELLINO?