Money Transfer a rischio riciclaggio - Diritto di critica
Dopo il duplice omicidio che nei giorni scorsi ha scosso la Capitale e in cui ha perso la vita un uomo di nazionalità cinese e sua figlia di appena nove mesi, le indagini per individuare i balordi e le cause di un simile gesto si concentrano sull’attività di Money Transfer di cui era titolare la vittima.
Filiali di una rete vastissima, i Money Transfer possono essere aperti in qualsiasi esercizio commerciale e attraverso un terminale permettono di inviare denaro all’estero a costi di commissione contenuti, senza dover essere titolari di un conto bancario.
Le agenzie di Money Transfer – secondo quanto ha riferito il Comandante Generale della Guardia di Finanza Nino Di Palo alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla Contraffazione – sono passate in Italia dalle 687 del 2002 alle 34mila del 2010. Nel triennio 2008-2010 l’incremento dei money transfer ha superato le 16mila unità, dato superiore all’intera rete delle Poste Italiane. Nel 2009 sono stati convogliati verso l’estero 5,3 miliardi di euro, 6,6 miliardi nel 2010 secondo la Caritas/Migrantes, e una fetta notevole ha visto come Paese di destinazione la Cina (originata prevalentemente dalle comunità asiatiche di Roma, Prato-Firenze e Milano): 1,7 miliardi di euro nel 2010. Il sistema, ha sottolineato il generale Di Paolo, «offre la garanzia di operare anche in Paesi dove non esiste affatto una legislazione antiriciclaggio o è assente una regolare rete bancaria»
“Il sistema Money Transfer – ha spiegato a chi scrive Leandro Cuzzocrea, Comandante del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza, in occasione di un’intervista per il Sole 24 Ore – è oggettivamente esposto al rischio riciclaggio, per la minore possibilità rispetto al sistema bancario di monitoraggio dei clienti. Infatti, sono previste soglie quantitative molto basse per l’invio di denaro con questa modalità. Un altro fattore di rischio – spiegava Cuzzocrea – è legato ai requisiti meno stringenti previsti per l’accesso e l’esercizio dell’attività rispetto a quelli del mondo bancario, per l’agilità che, nella fisiologia, dovrebbe avere il sistema. Nelle esperienze investigative sono numerose le situazioni in cui si è stata riscontrata la complicità o l’acquiescenza dell’intermediario e in alcune circostanze è emerso che strutture criminali avevano acquisito il “controllo” dell’intermediario stesso, per poter gestire in proprio il canale di trasferimento. Al riguardo sono significative le recenti operazioni della Guardia di Finanza di Roma, che hanno fatto emergere numerosi casi di abusivismo nell’attività di Money Transfer, nonché di riciclaggio per decine di milioni di euro“.
Le operazioni si parcellizzano, la cifra inviata si mantiene al di sotto della soglia di controllo e gli invii vengono attribuiti a nominativi di fantasia. Senza criminalizzare un’intera categoria e senza gettare nel calderone della presunta illegalità i tanti operatori Money Transfer onesti che gestiscono punti di invio di denaro all’estero, il meccanismo per riciclare denaro attraverso le rimesse è sostanzialmente quello appena visto.
In questo modo chi, ad esempio, importa merce contraffatta può pagarla mascherando l’operazione come un invio di rimessa verso casa ma spedendo in realtà il corrispettivo dovuto per il carico ricevuto, utilizzando diverse piattaforme di Money Transfer e diversi documenti. E allo stesso modo si ricicla il denaro frutto di attività illecite: sparisce in patria e si ripulisce durante il trasferimento.