Tunisia, “Il nuovo governo, una speranza per i giovani” - Diritto di critica
“Finalmente abbiamo un governo scelto dal popolo, capace di garantire più stabilità e maggior dialogo politico”. Mohamed, 31 anni, da Cartagine racconta a Diritto di Critica la situazione della Tunisia, all’indomani dall’entrata in carica ufficiale (lo scorso 26 dicembre) del nuovo governo di coalizione, formato dalle tre principali forze politiche, Ennahdha, il Congresso per la Repubblica (Cpr) ed Ettakatol. Troppo presto per giudicarne l’operato effettivo, ma è già possibile individuarne i punti di forza: “Sicuramente il bilanciamento e l’eguaglianza nella ripartizione dei ruoli all’interno della coalizione – spiega Mohamed -, capace di garantire più ampiamente il confronto e la discussione: i tre partiti cercano sempre un accordo, per essere sicuri che una legge passi con una maggioranza forte. Un governo capace di dialogare anche con l’opposizione”. Inoltre, “la vittoria di Ennahdha – spiega Mohamed – rappresenta una speranza per il futuro agli occhi dei numerosi giovani che si sono allontanati dal paese”. Non tutti i giovani hanno votato per questo partito: “Inizialmente, non avevano un’idea precisa su chi votare – spiega Mohamed -, volevano solo un futuro migliore per la Tunisia”. Dopo la rivoluzione, “hanno iniziato ad avvicinarsi alla politica e molti ragazzi hanno lavorato per promuovere il ruolo di Ennahdha, per presentare i nuovi membri del governo. Ora sono soddisfatti del risultato, perché nell’attuale esecutivo vedono realmente una continuità con la rivoluzione. Il programma è promettente – continua Mohamed -: io stesso ho votato per Ennahdha, perché credo che sia il partito che può determinare un cambiamento reale in Tunisia, con il superamento della vecchia politica”.
Nel programma del nuovo governo, la lotta alla disoccupazione, con centomila posti di lavoro nel 2012, dei quali 25mila nel settore pubblico. Inoltre, l’eliminazione dei privilegi, il risarcimento dei danni alle famiglie dei martiri e alla gente ferita durante la rivoluzione”. Senza dimenticare la cooperazione con altri paesi, in primis Qatar e Libia. “La Tunisia ha aiutato la Libia durante la rivoluzione – spiega Mohamed -; quest’ultima continuerà ad avere bisogno dell’aiuto della Tunisia per la ricostruzione, dalle nuove imprese alle persone qualificate nel lavoro. Il nostro presidente ha intenzione di recarsi in Libia molto presto: allora, i programmi di cooperazione saranno maggiormente chiari. Da parte sua, il Qatar ha in programma diversi investimenti in Tunisia”. Altro punto centrale, l’istruzione: “Il nuovo governo mira al decentramento dell’Università – continua Mohamed –: per superare le attuali diseguaglianze, essa verrà impiantata, oltre che nelle grandi città, anche in quelle più piccole, a iniziare da Sidi Bouzid, luogo simbolo delle proteste”; inoltre, si punterà sulla qualità e sullo sbocco professionale, con nuove specializzazioni, suggerite dalle esigenze del mercato, “uno dei punti fondamentali del programma, perché durante il vecchio regime venivano aperti diversi settori, senza però assicurare effettive possibilità di lavoro”; infine, un’attenzione particolare “sarà rivolta al settore turistico e ai rapporti con l’estero”.