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Diritto di critica | November 19, 2024

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Addio a Havel, il mite drammaturgo che fece la Rivoluzione di Velluto - Diritto di critica

Addio a Havel, il mite drammaturgo che fece la Rivoluzione di Velluto

Drammaturgo e scrittore, dissidente e presidente, dilettante salito sul palco della politica per diventarne poi il protagonista più significativo nel difficile passaggio dal regime comunista ad uno Stato democratico: non è solo la Repubblica Ceca a rendere omaggio a Vaclav Havel, l’ex presidente morto il 18 dicembre a seguito di una lunga malattia all’apparato respiratorio, considerato una delle voci massime del risveglio democratico in Cecoslovacchia e tra i principali artefici della cosiddetta Rivoluzione di Velluto del 1989, nonché artefice del passaggio alla democrazia nel paese dell’est Europa.

«Mi sono sentito come in teatro quando sei un attore giovane e si scopre che gli interpreti principali non ci sono più e comunque non possono recitare. In quel momento sulla scena servivano politici democratici e dove li potevi trovare politici democratici nella Cecoslovacchia dell’89? E allora che fa l’attore giovane? Entra in scena e dà il meglio di sé»: così lo stesso Havel aveva ricordato la esperienza politica, dapprima come presidente della Cecoslovacchia e successivamente come primo presidente della neonata Repubblica Ceca. Il teatro e l’opera letteraria sono state infatti le prime e principali componenti della vita di Vaclav Havel fin dai suoi esordi, i due elementi dai quali ha preso il via anche la sua azione politica: avvicinatosi all’ambiente teatrale nel 1960 come macchinista, riuscì pochi anni dopo a mettere in scena la sua prima opera, “La festa in giardino” (1963). Tra gli suoi altri scritti – che per il loro carattere fortemente politico e anti-totalitario gli valsero la messa al bando dopo la repressione del Governo a seguito della Primavera di Praga del 1968 – figurano anche “Il Memorandum” (1965) e “Difficoltà di concentrazione” (1968), e successivamente “Largo desolato” (del 1985, la sua opera più conosciuta in Occidente) e “Lettere a Olga” del 1988.

L’aperta ostilità politica all’opera drammaturgica di Havel nel post ’68 non bastò tuttavia a frenarne l’attivismo né a smussarne le prese di posizione anti-totalitarie, anti-governative e pacifiste, posizioni che trovarono culmine e piena espressione nella redazione della Charta 77, nel gennaio 1977: manifesto ideologico sottoscritto originariamente da 247 cittadini di diversa estrazione in cui Havel (con altri dissidenti invisi al regime come Jan Patočka, Zdeněk Mlynář, Jiří Hájek e Pavel Kohout ), la Charta 77 denunciava il mancato rispetto degli impegni assunti in materia di diritti umani dal Governo cecoslovacco prendendo spunto dall’arresto dei componenti della formazione musicale ceca Plastic People of the Universe. Il documento non mirava alla costituzione di una base politica di opposizione al regime comunista cecoslovacco – per il quale era illegale ogni forma di opposizione organizzata – ma si caratterizzava come un’unione informale di persone «unite dalla volontà di perseguire individualmente e collettivamente il rispetto per i diritti umani e civili».

Una presa di posizione dura, che costò a Vaclav Havel l’arresto e cinque anni di carcere ma che lo fece poi assurgere a leader naturale nella cosiddetta Rivoluzione di Velluto, il colpo di stato non violento che nel 1989 rovesciò il regime comunista cecoslovacco. Havel fu nominato presidente della nuova Repubblica Cecoslovacca e, confermato nelle prime elezioni libere del 1990,  restò in carica fino al 1992, quando rassegnò le dimissioni a seguito del “Divorzio di Velluto” tra Repubblica Ceca e Slovacchia: tuttavia poi si candidò e rimase in carica alla presidenza della Repubblica Ceca anche per un secondo mandato, fino al 2003.

«Il nome di Vaclav Havel rimarrà per sempre legato alla riunificazione dell’Europa e all’espansione dei suoi valori nell’Europa centrale e dell’est- ha affermato il presidente della commissione europea Josè Manuel Barroso, esprimendo il proprio cordoglio per la morte del presidente e dissidente ceco. – Havel è stato anche fonte di grande ispirazione per tutti coloro che si sono battuti per la democrazia e la libertà nel mondo». I funerali di Stato si celebreranno venerdì e il governo ceco in seduta straordinaria ha decretato tre giorni di lutto nazionale, da mercoledì a venerdì.

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