Il bluff sulla manovra: per Pd e PdL conta il "goal della bandiera" - Diritto di critica
L’EDITORIALE – Dei precari, della crescita, del Paese e dei tagli ai costi della politica, ai partiti interessa poco. Nel match sulla manovra, infatti, l’importante era (ed è) mettere a segno il goal della bandiera da rivendicare alle prossime elezioni: il blocco dell’indicizzazione delle pensioni non a 930 euro ma ai 1.400 euro per il Partito Democratico, qualche apertura sull’Ici per il PdL. All’ultimo minuto – in sospetto fuorigioco – il goal è stato segnato.
Un processo, quello di adeguamento della manovra ai voleri dei partiti, mascherato con slogan e politichese ma già deciso a tavolino da un accordo – prima solo sospettato, adesso svelato dai fatti – tra i segretari delle principali forze in Parlamento e l’Esecutivo a guida Monti, come già anticipato anche su Diritto di Critica.
E proprio la mancanza di un ruolo in questa complessa trattativa e nel più ampio gioco delle parti mediatico, avrebbe costretto un partito come l’Italia dei Valori a smarcarsi dal Partito democratico, nel tentativo di intercettare quell’elettorato contrario alla manovra a cui però già guardavano Lega Nord e Vendola. L’impressione è che Di Pietro si sia mosso troppo tardi, “vittima” di quella base del partito che a suon di commenti su socialnetwork e blog ha costretto il leader IdV a temporeggiare al fianco di Bersani durante i primi giorni del governo Monti. Tempo prezioso che altri hanno saputo sfruttare in chiave elettorale e che invece Di Pietro ha dilapidato.
Nella pantomima del già scritto, però, rientrano anche i sindacati che con il loro sciopero di tre ore hanno mimato una protesta davanti alla fetta più numerosa dei loro iscritti: non i precari ma i pensionati. Astensione dal lavoro e toni forti davanti alle telecamere, anche loro hanno sfruttato la retorica antimanovra per cambiare tutto senza cambiare niente.
In questo contesto, si sono poi diffuse voci su una possibile fine del Governo Monti a febbraio, ad opera proprio del segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, non più disposto a lasciar arrugginire un sudato vantaggio elettorale guadagnato durante la debacle berlusconiana. Il rischio infatti, è che l’essere ritenuto credibile e responsabile per non aver scelto le urne quando si sarebbe potuto, diventi per il Pd un’arma a doppio taglio adesso che il malcontento generale nei confronti delle misure varate nella manovra sta crescendo.
Questa, dunque, la recita che si concluderà con la votazione del provvedimento che ha fatto lagrimar il ministro Fornero, l’unica – forse – che non ha rispettato la parte.