Pantelleria, quei fondali "bombardati" alla ricerca del petrolio - Diritto di critica
Bombardare il mare alla ricerca del petrolio. È quanto starebbe facendo l’Audax, società petrolifera australiana in acque tunisine a 20 miglia dalle coste dell’isola di Pantelleria. Una o più navi della compagnia starebbero sparando vere e proprie bombe ad aria compressa alla ricerca dell’oro nero. Si tratta dell’Air Gun, una tecnica molto diffusa tra chi cerca il petrolio nei fondali marini. Il rilascio improvviso di enormi bolle d’aria in profondità aiuta a rilevare la presenza di idrocarburi. Una tecnica che oltre a danneggiare il fondale, allontana i pesci, creando enormi danni all’ecosistema marino.Tutto questo accade vicino ad uno dei luoghi più incontaminati del Mediterraneo, un fazzoletto di mare ricco di biodiversità che, dal 2010, l’Onu ha deciso di proteggere dall’assalto delle trivelle.
La corsa all’oro (nero). La presenza di Audax nell’area si è fatta massiccia dalla scorsa estate, quando la dirigenza ha chiesto il permesso al governo italiano e a quello tunisino di cercare l’oro nero nelle acque che vanno tra le coste tunisine e l’isola di Pantelleria. Mentre dall’Italia ancora non c’è stato il via libera, da Tunisi è arrivato recentemente l’ok.
Boati in fondo al mare. Mentre la società petrolifera minimizza sull’impiego della tecnica “Air Gun”, i pescatori e gli ambientalisti stanno sul piede di guerra. “Sarà una coincidenza ma da quando ci sono queste denotazioni si è assistito a una riduzione notevole della presenza delle specie migranti nel Canale di Sicilia, come tonni e ricciole”, spiega Alberto Zaccagni, dell’associazione Apnea di Pantelleria che ha sollevato il problema. Secondo il parere di alcuni sub dell’isola, in superficie non si sente alcun suono, ma quando ci si immerge il rumore delle esplosioni si fa sempre più intenso scendendo in profondità. Un rumore che diviene via via insopportabile anche per l’uomo.
Gli studi. Al di là delle impressioni e pareri di sub e pescatori, diversi studi, tra i quali il “Drowning Sound”, secondo i quali gli “Air gun” possono provocare gravi danni a mammiferi, tartarughe marine e invertebrati. Inoltre, un altro studio condotto in Canada dal Dipartimento della Pesca del governo federale. Le analisi hanno dimostrato la correlazione tra questa tipologia di esplosioni, condotte nel 2001 e nel 2003 dalla Repstol e lo spiaggiamento di calamari giganti sulle coste, con seri danni agli organi interni.
“Fandonie”. Poca importa di questi studi. Per l’Audax si tratta di “fandonie”. Infatti, secondo la compagnia petrolifera australiana, queste esplosioni non hanno “effetti sulla vita marina se non a pochi metri di distanza dalla detonazione”.
La pesca in pericolo. Ma, al di là della diatriba tra ambientalisti e società petrolifera, i pescatori sono preoccupatissimi. “Il Canale di Sicilia è una sorta di gigantesca area di riproduzione della fauna ittica”, spiega Giovanni Basciano, responsabile dell’Agci-Agrital, organizzazione che riunisce diverse cooperative di pescatori. “Con air gun e trivelle si rischia di arrecare un danno economico enorme a un settore vitale per l’economia della Sicilia”. Un colpo definitivo alla già fragile industria del pesce, che ancora oggi dà lavoro a decine di migliaia di persone nella regione siciliana.
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scusatemi questa devo dirlo: questa è disinformazione!! Faccio il geofisico marino e avrei 1000 spiegazioni scietifiche per smontare il rapporto tra indagini geofisiche del fondale marino con la presenza sempre minore di pesce azzurro nellemediterraneo meridionale. Forse proprio i pescatori dovrebbero spiegare i loro metodi di pesca indiscriminata e il completo disinteresse alla cultura della pesca responsabile ( il pesce sottotaglia si rimette in acqua perchè un giorno si riprodurrà ). Costruire piattaforme in mezzo al mare per estrarre petrolio non è per niente nobile, ma non si possono colpevolizzare metodi scientifici ( approvati dalla comunità internazionale ) solo perchè qualcuno vede meno pesce!! Buonanotte
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