Rimborsi elettorali ai partiti, il taglio che Monti ha dimenticato - Diritto di critica
Si chiamano “rimborsi elettorali” ma si tratta del caro vecchio “finanziamento pubblico ai partiti” ed è l’unico provvedimento importante di taglio ai costi della politica a non essere entrato nella manovra varata da Mario Monti (e con una serena certezza non farà parte neanche delle prossime). Il compenso che i partiti ricevono per il voto di ogni potenziale elettore – circa 5 euro a testa – sono il vero taglio che il nuovo governo dovrebbe decidere per dare il buon esempio. Vitalizi e numero dei parlamentari, infatti, sono poca cosa rispetto a quanto ricevono i partiti (anche quelli che non entrano in parlamento), ad ogni tornata elettorale.
Per rendersi conto del peso dei rimborsi elettorali sulle casse dello Stato, basti pensare che – secondo quanto hanno riportato Rizzo e Stella nel libro La Casta – nel 2006 sono stati versati ai partiti 200milioni 819mila 044 euro: 200.819.044 euro, per dirla in cifre. Cresciuti nel 2007 di altri tre milioni di euro. E tra il 2006 e il 2010, secondo quanto riportato in Gazzetta Ufficiale, queste sono state le cifre attribuite ai partiti:
– L’Ulivo: € 16.038.257,19
– Forza Italia: € 12.343.500,77
– Alleanza Nazionale: € 6.327.567,26
– UDC: € 3.524.482,27
– Partito della Rifondazione Comunista: € 2.996.963,20
– Lega Nord: € 2.351.496,03
– La Rosa nel Pugno – Laici Socialisti Liberali Radicali: € 1.331.743,18
– Italia dei Valori – Lista Di Pietro: € 1.204.570,63
– Partito dei Comunisti Italiani: € 1.188.490,19
– Federazione dei Verdi: € 1.054.973,62
– Popolari UDEUR: € 717.949,29
– Sudtiroler Volkspartei: € 323.324,68
– Autonomie Liberté Democratie: € 80.831,17
– L’Unione: € 366.169,73
Partiti che in molti casi alle ultime elezioni non sono neanche entrati in Parlamento o che – addirittura – hanno solo cambiato nome, come è avvenuto per L’Unione o Alleanza Nazionale. Ma non è tutto: nel 2006, infatti, l’allora governo Berlusconi decise che “in caso di scioglimento della Camere l’erogazione del rimborso è comunque effettuata”. Come dire: rimborsi si sommano ai rimborsi.
Tra tanti tagli, dunque, ne manca uno che avrebbe permesso di risparmiare fin da subito diverse centinaia di milioni di euro. Il dubbio però è che il Parlamento non l’avrebbe mai votato.
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i soldi ai partiti non si possono togliere per un semplice motivo, altrimenti si andrebbe a finire che la politica la puó fare solo gente ricca, immaginate una persona ricca che fonda un partito visto la sua disponibilitá di denaro, puó fare il bello e il cattivo tempo…bombardandoti di pubblicitá e messaggi elettorali a volontá senza che nessuno lo contrasti. Immaginate una campagna elettorale del PDL ( con tutta la disponibilitá che puó avere) contro un PD, FLI o UDC di turno ( senza nessuno che elargisce denaro)……
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Quello che dici potrebbe anche essere giusto ma il problema è che il rimborsato è nettamente superiore alle spese dichiarate dai partiti; tutti questi soldi che fine fanno?
Secondo punto i partiti non devono soltanto dichiarare ma ci dovrebbe essere un sistema che certifica queste spese, altrimenti si rischia comunque di avere delle dichiarazioni pompate non veritiere.
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Magari imponendo per legge dei limiti sulle spese elettorali…
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il rimborso dovrebbe essere proporzionato al numero dei voti espressi. Chi non vota avrebbe almeno la soddisfazione di togliere denaro ai partiti. Dovrebbe cessare allo scioglimento delle Camere. Dovrebbe essere di importo pro capite tagliato come sono state tagliate tanta cose. I signori parlamentari attaccati alla potrona come granchi dovrebbero essere in numero proporzionale al voti espressi…continuando così si troverebbero in 4 gatti..
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Andrebbe completamente abolito ed in primis per i partiti che non hanno una rappresentanza parlamentare ……..
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