I furbetti dell'università - Diritto di critica
di Enrico Ruffino
I furbetti esistono anche nel mondo dell’università. Tremila euro per un esame di economia, mille per uno di scienze politiche e per ingegneria, magnanimi, si poteva pagare anche a rate. Sarebbero questi i prezzi dello scandalo che la procura di Palermo, sotto la guida del procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dei sostituti Amelia Luise e Sergio Demontis, ha scovato nell’ateneo palermitano e che coinvolgerebbe – tra gli altri – il fratello del coordinatore Pdl, Angelino Alfano.
Ad Alessandro Alfano, oggi segretario della Camera di commercio di Trapani e allora, quando era ancora studente dell’ateneo, segretario dell’Unione camere della sicilia, la procura di Palermo contesta il reato di frode informatica. Nel 2009 ha conseguito la lauree in economia ma, secondo la procura, con esami illeciti che venivano registrati da una segretaria del dipartimento di economia che aveva accesso ai servizi informatici. Subito i legali del fratello dell’ex ministro della giustizia hanno precisato che “Il nostro assistito ha effettuato regolarmente tutti gli esami, lo dimostreremo” e sopratutto di ” confidare a un rapido accertamento della magistratura”.
Sembra però che il reato imputato ad Alfano non sia grave come quello contestato ad altri ex studenti: vengono infatti ipotizzati corruzione e falso. Reati che aggravati rispetto alla posizione di Alfano dal ritrovamento di pagamenti. I magistrati non hanno rivelato i dettagli dell’indagine perchè celati da segreto istruttorio ma promettono un indagine con i fiocchi che sgominerebbe un sistema che sembra essere radicato nell’università palermitana.
Il rettore dell’ateneo, infatti, già dall’anno scorso aveva sollevato perplessità sull’ esame di una ragazza di cui non si erano trovati i verbali, allora si era mossa una vera e propria indagine interna che portò al licenziamento di una segretaria che, per’altro, aveva il compito di reclutare studenti. Un’ indagine che, se accertata, conferma quella cultura dei ” furbetti” che non sono solo i Ricucci e i Fiorani, ma una categoria di individui diffusa in modo trasversale nella società e che, in un modo o nell’altro, riesce sempre a far carriera. L’Italia dei furbi.