Prima al Parlamento poi da Vespa, Porta a Porta si conferma la Terza Camera dello Stato - Diritto di critica
A Porta a Porta prima che in Parlamento. La decisione del neopremier – con successiva marcia indietro – di presentare prima da Vespa e poi in Parlamento la manovra economica, oggi ha fatto infuriare il Carroccio. La Lega deve aver dimenticato che per il suo ex condottiero, Silvio Berlusconi, la poltrona bianca di Bruno Vespa era un’abitudine e un modo per testare le reazioni dei telelettori sulle future decisioni del governo.
E se negli anni Porta a Porta è stato definito “la Terza Camera” dello Stato, proprio grazie alla frequente presenza del premier, Mario Monti sembra aver compreso il famoso detto “prendi l’arte e mettila da parte”. Il modello a cui ispirarsi – si sa – sul fronte comunicativo è Silvio Berlusconi, l’unico politico capace – negli ultimi vent’anni – di entrare come pochi altri nelle case degli italiani. Con le sue promesse, i suoi sorrisi, le sue rassicurazioni. E poco importa se alla fine tutto si è concluso con le monetine fuori da Palazzo Grazioli: per bucare lo schermo serve Bruno Vespa e il suo format lattiginoso e formalmente asettico che è ormai un’abitudine per tante casalinghe. Una fidelizzazione costruita sul “plastico della casa del delitto” – inteso come via alla semplificazione di concetti e contenuti – che negli anni ha saputo catturare diverse fasce di telespettatori: dagli appassionati di politica ai cultori dell’aria fritta, ai curiosi di cronaca giudiziaria. Inutile negarlo, i famosi plastici – ridicolizzati da tanti comici italiani – sono in realtà una componente essenziale per “agganciare” chi segue la trasmissione: incuriosiscono, attirano e soprattutto riducono ai minimi termini la materia trattata che da concetto astratto diviene immediatamente concreta, fruibile e visibile.
Ma c’è dell’altro. Mario Monti ha scelto Porta a Porta e non Ballarò – in onda per altro nella stessa serata dell’intervento del premier – anche per un motivo politico. Farsi intervistare da Floris, infatti, l’avrebbe pericolosamente avvicinato a quella sinistra che con il bigliettino di Enrico Letta ha già una volta varcato un confine che l’ufficialità del governo tecnico vorrebbe blindato: il premier non si tira per la giacchetta. Nell’ospedaliero salotto di Vespa il discorso cambia: il moderatore è vicino allo sconfitto (e non al potenziale nuovo partito di maggioranza) e va a smorzare ipotetici conflitti di interessi.
A prescindere da quello che si possa pensare del programma, inoltre, la decisione di Mario Monti consacra Porta a Porta come la Terza Camera dello Stato, spazzando via quel retrogusto che considerava il programma come un vezzo tipicamente berlusconiano. A Bruno Vespa la capacità di interloquire con l’intervistato in modo asettico e soprattutto dimentico dei libri e delle iniziative passate, spesso condivise con Silvio Berlusconi.
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Non ci sono parole. La Bindi era una settimana fa da Vespa per ‘la presentazione del suo ultimo libro insieme ad Alfano e un paio di altri falliti.
La Casta si protegge e si tutela reciprocamente usando i propri servi eccellenti nominati e predisposti su misura.
L’Italia per resuscitare deve prima morire. -
E questi sarebbero gli integerrimi, etici, equanimi bocconiani tutto rigore e intelligenza?
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