L'Italia sprofonda nella corruzione, ma il macigno pesa su tutta l'Europa - Diritto di critica
Se la via verso la ripresa economica passa dalla mancanza di corruzione ed evasione fiscale, l’Italia non è sulla strada giusta, anzi.
L’organizzazione Trasparency International, Ong che promuove dal 1996 etica e sviluppo nel mondo, ha stilato l’ennesimo rapporto su malcostume e debolezza dei poteri pubblici nei vari Stati e ieri la classifica è stata presentata nella sede principale di Berlino. Il nostro Paese è al 69esimo posto (nel 2010 era 67esimo), su un totale di 182 nazioni analizzate.
Un dato desolante ma che, conoscendo cronache e vizi nostrani, non deve stupirci nemmeno troppo. L’Italia è la quartultima in Europa, davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Come due parassiti della società, corruzione ed evasione stanno corrodendo il nostro sistema ormai da decenni, a livello locale e centrale: come riattivare lo sviluppo in un Paese che appare ripiegato su se stesso, senza estirpare alla radice due dei suoi mali peggiori? Il presidente di Trasparency Italia, Maria Teresa Brassiolo, ritiene necessario che l’Italia «abbatta il livello di corruzione, diminuendo i costi pubblici e quindi il debito, e sbloccando così risorse vitali per lo sviluppo».
Gli statistici di Trasparency hanno calcolato il CPI (Corruption Perception Index) raccogliendo i dati di 13 organismi internazionali (per esempio la Banca mondiale o il Forum economico mondiale) e tendendo come riferimento una scala da 0 a 10, ovvero da un Paese paralizzato nel suo sviluppo a causa di corruzione e scarso potere delle istituzioni, fino a quello più virtuoso, dove il senso morale e civile assicurano in buona misura il funzionamento dell’economia e della società.
Secondo il rapporto la nazione migliore sotto questo aspetto è la Nuova Zelanda, seguita da Danimarca, Finlandia, Svezia e Singapore; i fanalini di coda sono Somalia e Nord Corea. La Germania leader dell’euro-zona è 14esima, mentre Francia e Stati Uniti condividono la 25esima posizione. Male Cina e Russia, rispettivamente al 75° e 143° posto. Il bilancio generale è comunque pessimo: due terzi dei Paesi dell’elenco hanno un indice inferiore a 5. Ma al di là dei numeri, ciò che preoccupa è il fatto che in piena stagnazione economica, con le Borse a picco, la corruzione va ad aggravare la crisi del debito in Europa: «Le difficoltà dei Paesi Ue – si apprende dalla relazione di Trasparency – sono in parte legate all’incapacità dei poteri pubblici di combattere disonestà politica ed evasione fiscale».
L’Unione paga per questo circa 120 miliardi di euro all’anno (l’1% del Pil), sottraendo giocoforza risorse a settori cruciali come educazione o sanità.