Così la diossina uccide la fertilità - Diritto di critica
La diossina uccide la fertilità. A dirlo è uno studio realizzato dalla dottoressa Raffaella Depalo, fisiopatologa della riproduzione umana al Policlinico di Bari, presentato durante il XVII Weekend Clinico di Lecce, organizzato lo scorso 25 novembre dalla Società Italiana della Riproduzione.
Il caso preso in esame è quello pugliese, una regione con un ambiente da anni compromesso a causa dell’inquinamento generato da impianti come l’Ilva di Taranto e il Petrolchimico di Brindisi. Secondo quanto è emerso dallo studio, se negli anni settanta il 16% delle donne aveva problemi a procreare, oggi le coppie infertili sono il 20-25%, la maggior parte provenienti da una fascia di territorio compresa tra Taranto e Brindisi.
Tra i nomi pronunciati a mezzabocca, quello dell’Ilva, un impianto finito sotto accusa già negli anni Settanta, quando il dottor Lamberto Coppola insieme ad altri colleghi venne inviato ad effettuare alcuni controlli sulla salute dei dipendenti dell’acciaieria tarantina. “In quell’occasione non ci fecero entrare – racconta Coppola – non appena si resero conto dei risultati che stavamo ottenendo, ci misero alla porta”.
“I dati che abbiamo a disposizione – chiosa la dottoressa Depalo – sono relativi a uno studio osservazionale retrospettivo sulla risposta alla stimolazione ovarica da parte delle donne che si sono rivolte al nostro centro: alcune rispondevano male o non rispondevano proprio a questa terapia”. Da quanto osservato gran parte di queste donne avevano la stessa area di provenienza: “il bacino geografico in un raggio di 20 km intorno alla città di Taranto”. Il 26% delle pazienti provenienti da quell’area che si erano sottoposte alla fecondazione assistita sono, inoltre, risultate in menopausa precoce. Nessun caso invece è stato registrato per le donne provenienti da altre zone.
“Su tutte le donne che provengono da quell’area ma che si sottopongono alla fecondazione assistita – ha aggiunto – facciamo ricerche biomolecolari sia sul siero che sul fluido follicolare”. Nello studio i ricercatori hanno individuato un recettore importantissimo, capace di portare a maturazione dell’ovulo e quindi la sua capacità di essere fecondato: “Si tratta di un recettore che ha un’affinità elettiva per sostanze esogene come la diossina”, sottolinea la ricercatrice. “Se la diossina agisce a livello dei follicoli primordiali – conclude – possiamo ipotizzare un danno più serio. Per questo è necessario uno studio epidemiologico sulla popolazione in aree soggette a forte inquinamento per poter capire quante donne vanno in menopausa prematuramente”.
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Ah ma allora non sono i libri ad abbassare la fertilità….
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