Per Santoro non esistono precari "bravi". La Lettera di "Errori di Stampa" - Diritto di critica
Tra poche ore andrà in onda un’altra puntata di Servizio Pubblico, il programma condotto sul web e sulle televisioni locali da Michele Santoro. Riportiamo di seguito la lettera pubblicata su Facebook e sul loro blog, a cura del comitato Errori di Stampa – giornalisti precari romani, in merito ad alcune dichiarazioni che avrebbe fatto proprio Santoro durante un incontro con gli alunni della Scuola di Giornalismo di Urbino.
PER SANTORO NON ESISTONO PRECARI “BRAVI”. BENE, ASPETTIAMO IL SONDAGGIO.
Nei giorni scorsi, Michele Santoro, ha affermato davanti agli alunni della Scuola di Giornalismo di Urbino di non conoscere “nessun giornalista bravo che non lavori”. Beato lui, che non conosce i giornalisti bravi che non lavorano o vengono pagati 10 euro al pezzo. Noi invece, che non viviamo nel mondo finto-patinato del salotto radical chic di Cinecittà, ne conosciamo tanti. Sono giornalisti bravi, bravissimi. Lavorano 14-16 ore al giorno, faticano ad arrivare a fine mese, vengono pagati a pezzo o a servizio cifre che sono altamente lesive della dignità stessa di una persona, oltre che della sua professionalità. A volte hanno contratti da 500 euro lorde al mese, fanno più lavori contemporaneamente per tirare avanti. Sono attaccati al telefono e alla “bontà” del caporedattore di turno, che ogni giorno decide se farli lavorare o meno. Sono giovani e non solo, si sono fatti le ossa in redazioni piccolissime, dove oltre a lavorare come bestie, spesso si sono dovuti anche versare i contributi ai fini dell’ottenimento del praticantato.
Chi non lavora è un fallito, uno che non ce l’ha fatta, un rifiuto della società. Un discorso che non fa una piega, sulla carta, anche se ci sembra proprio un portato di quel neoliberismo che oggi ha grossi problemi a mantenersi credibile, e che lo stesso Santoro ha criticato tante volte. In ogni caso, personalmente ci fa piacere che l’illustre collega si sia convertito alla meritocrazia, ora attendiamo con ansia selezioni pubbliche per l’assunzione dei redattori di “Servizio Pubblico” dove vincano davvero i migliori, anche quando non sono contessine o pin up. Santoro nella sua carriera ha realizzato molte trasmissioni interessanti e tanti servizi sul nepotismo, il clientelismo e l’assenza del merito nella società italiana. Dobbiamo credere che il merito esista solo nel mondo dei media? Chissà cosa ne pensano i 100mila entusiasti che hanno donato i loro euro per la nuova creatura santoriana: forse anche loro pensano che nei giornali e nella tv esista la meritocrazia. Sarebbe interessante proporre un bel sondaggio su questo, nella prossima puntata di “Servizio Pubblico”.
E’ vero, il lavoro precario, o addirittura la disoccupazione, sono fallimenti umani oltre che professionali, difficilissimi da affrontare per chi li subisce. Ma il populismo non sempre funziona. In questo caso, potrebbe trovare dall’altra parte argomentazioni altrettanto demagogiche, che peraltro i nemici di Santoro hanno già usato tante volte, ricordando le sue presunte vie d’accesso preferenziali al Tg3-TeleKabul di Curzi. Non si è sempre davanti ai riflettori a cercare l’audience, questo Santoro dovrebbe saperlo, e le parole sono importanti, soprattutto se si ambisce a “dare lezioni” come ha fatto lui coi ragazzi della scuola di Urbino. Noi ci saremmo limitati a suggerire loro di studiare e prepararsi, di farsi le ossa senza credere a chi dice che quello dei giornalisti è un mondo fatto non solo di cooptazione e nepoltismo, ma nemmeno a chi racconta la favoletta che se sono bravi gli si spalancheranno davanti tutte le porte.
Per il resto, aspettiamo il risultato del sondaggio per capire come la pensano gli ascoltatori di Santoro, loro che di giornalismo sicuramente se ne intendono.
Errori di Stampa, comitato dei giornalisti precari romani
-
Santoro ,vai avanti così.E dura ma cela faremo.
-
voglio il discorso per intero di Santoro, la registrazione di tutto l’intervento che ha fatto…poi parlo su ciò che ha detto…
-
Oltre alla sacrosanta obiezione di Elisabetta, aggiungo che vorrei sapere perché dovremmo credere ciecamente alla “enorme bravura” di tanti-tantissimi giornalisti, referenziati solo da un circolo/comitato totalmente di parte.
-
-
Ma di che vi meravigliate? Per il furbastro miracolato e senza qualità che è sempre stato Santoro, i precari, a qualsivoglia categoria appertenenti, servono solo per mettere in scena i suoi spettacoli di finta democrazia, e allora sì gli fanno comodo gli operai che non ce la fanno a vivere dignitosamente, i cassintegrati, i laureati privati di ricerca, la passerella in corsa con l’operaia Omsa, ma se si tratta di valorizzare i giornalisti -il nostro- li considera merce di scarto perchè preferisce e sceglie le Borromeo, le Costamagna, le Innocenzi, che non mi risulta siano professionalmente degli assi da sbanco e tantomeno siano in grado di immedesimarsi nelle difficoltà delle vite altrui:infatti quale precario ha potuto studiare, come la signorina Innocenzi alla Luiss trasferendosi e mantenendosi con i soldi di papà a Roma, fare poi un paio d’anni in giro per il mondo e, al ritorno fresca fresca, trovare le braccia aperte di Santoro?
Comments