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Diritto di critica | November 15, 2024

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Sport e integrazione: “Grazie al cricket parliamo un’unica lingua” - Diritto di critica

Sport e integrazione: “Grazie al cricket parliamo un’unica lingua”

“Lo sport è importante per l’integrazione, il cricket consente di educare i più piccoli e superare le barriere”. Ripan Biswas, allenatore part-time è stato uno dei fondatori dell’associazione ‘Piazza Vittorio Cricket Club’. Nato in Bangladesh e arrivato in Italia nel febbraio del 2007 come turista, lavora come aiuto cuoco in un ristorante di Roma, frequenta un master di specializzazione allo Iusm (Istituto Universitario di Scienze Motorie) e, a tempo perso, dirige come arbitro le partite di calcio dei più giovani, “per diffondere la cultura del cricket anche in un paese dove c’è un’overdose di pallone”.

Diversi impegni, simbolo di un’integrazione effettiva nella società italiana, che non riescono a distogliere Ripan dalla vera passione: il cricket. Uno degli sport più diffusi nei paesi dell’ex Commonwealth (si pratica in India, Bangladesh, Australia, Stati Uniti, Sri Lanka, Pakistan, Sud Africa, Zimbabwe, Nuova Zelanda), considerato in Italia uno dei veicoli d’integrazione sociale più efficace tra i giovani di provenienza asiatica: “Ho tanti amici in Italia – sottolinea Ripan a Diritto di critica –, mi trovo bene in questo paese.  Lo sport è fondamentale per i ragazzi, quando giochiamo a cricket siamo molti uniti, siamo a tutti gli effetti una squadra”. Ripan allena una squadra di cricket under 13, laureatasi nel 2011 Campione d’Italia, insieme a Federico Mento dell’Uisp e a Edoardo Gallo, giocatore della nazionale ed ex tesserato del Gallicano Cricket Club.

“Ho ottenuto il permesso di soggiorno nel 2009 – precisa Ripan Biswas –, e vivo la mia vita in Italia come un ulteriore tassello di esperienza, per accrescere la mia competenza in ambito sportivo. Il lavoro di aiuto cuoco non mi soddisfa: sono stato in più di 20 ristoranti e non ho mai avuto un contratto regolare, nonostante da due anni abbia il permesso di soggiorno. Sono sottopagato – precisa Ripan – e lavoro in media 8 ore al giorno, quando ne dovrei fare solamente quattro. L’obiettivo è specializzarmi allo Iusm e poi andare all’estero, in un altro paese europeo.

Ho 31 anni e nel 2002 sono stato un giocatore di cricket presso l’ ‘Istituto pubblico dello sport’ in Bangladesh (il Bksp, l’equivalente dello Iusm in Italia). Dopo aver conseguito un diploma in ‘Biomeccanica’ – spiega il giovane allenatore bengalese a Diritto di critica –, nel 2003 a Dacca sono diventato insegnante di educazione fisica nella scuola multiculturale, prima di diventare coach di cricket a tutti gli effetti. La mia attività è proseguita fino al 2006, quando frequentai un corso di sei mesi presso la facoltà di Scienze Motorie all’Università di Lipsia, in Germania”.

Ma è in Italia che Ripan ha colto le soddisfazioni da allenatore di cricket: la fondazione dell’Associazione Piazza Vittorio, la prima partecipazione al Campionato Italiano di Cricket Under 13 e il quarto posto conquistato, gli allenamenti nelle scuole Federico Di Donato e Carlo Pisacane, i tornei di cricket ‘Fuori le mura’ e ‘Contro il razzismo facciamo squadra’, la proficua collaborazione con l’Uisp, la presenza nei tornei federali Under 13 e Under 15, prima del trionfo nel campionato del 2011. “Abbiamo promosso l’associazione in tutta Italia – spiega Ripan –, in città come Firenze, Bologna, viaggiamo spesso. Nella capitale, abbiamo organizzato diverse attività culturali, a cominciare dal progetto ‘Tutti in piazza’, sostenuto dall’Associazione Mediazione sociale Esquilino”.

L’impegno dell’Uisp è a tutto campo, i soldi non sono tanti e le necessità molte: “Cerchiamo di razionalizzare le risorse che abbiamo a disposizione – sottolinea Federico Mento –, anche perché sono gli stessi migranti che non hanno molta disponibilità economica”. L’esigenza di coniugare sport e tempo libero con il lavoro rappresenta una delle preoccupazioni maggiori: “I tempi dei migranti sono ristretti e con una grande flessibilità cerchiamo di conciliare il tutto. Tra i vari problemi – aggiunge Mento –, ci sono anche quelli dei mezzi di locomozione e delle infrastrutture”.

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