Voci da Tahrir: ''anche un neonato ucciso dal gas nervino'' - Diritto di critica
“La polizia spara ad altezza uomo. La maggior parte di quanti arrivano in ospedale hanno ferite al volto e molto probabilmente perderanno la vista”. Samia in questi ultimi due giorni è stata in piazza Tharir e ha lavorato presso l’ospedale della Chiesa protestante. “Le forze di sicurezza sparano proiettili veri, non di gomma – spiega – s ono di una tipologia che quando penetra nel corpo esplode e si frantuma”.
In piazza, racconta Samia, “c’erano anche i Fratelli musulmani che sono andati a Tahrir senza l’approvazione dei loro leader. Dopo il discorso di Tantawi, in piazza ne sono arrivati tanti. Tantawi è stato arrogante, era certo che dopo le sue parole la gente si sarebbe dispersa, si è illuso che comportandosi come ha fatto per trent’anni, avrebbe risolto la situazione”.
E se da un lato la folla preme – sempre più numerosa – per disarcionare i militari, dall’altro le forze di sicurezza “hanno tirato su un muro di cemento che ricorda quello di Berlino, per impedire che i manifestanti arrivino in piazza Tahrir da via Mohammed Mahmoud, una delle principali strade d’accesso. Ma un altro muro – racconta Samia – nei giorni scorsi l’hanno costruito le donne, una barriera umana ferma sulla prima linea, per fare scudo ai loro figli che erano lì per opporsi alla polizia, nella convinzione che le forze di sicurezza non avrebbero sparato”. E tra le donne simbolo della protesta, Mona El-Tahawy, giornalista e blogger femminista, arrestata due giorni fa e aggredita sessualmente – secondo la sua denuncia – a cui sono state spezzate entrambe le braccia. Ma dalla violenza ci si difende come si può, anche preparandosi al peggio. “Quando sono scesa in piazza – racconta Samia – mi sono scritta sul braccio il numero di telefono di mia madre e il mio gruppo sanguigno, nel caso in cui fossi stata ferita o uccisa”.
Tra polizia ed esercito, però, c’è una differenza importante, per certi aspetti “storica”: “i primi per trent’anni sono stati responsabili di innumerevoli violenze e sono corrotti fino al midollo. I militari, invece, solo adesso stanno usando la violenza contro i manifestanti. A sparare sulla folla di piazza Tahrir è soprattutto la polizia mentre il gas nervino viene utilizzato dall’esercito perché è un’arma da guerra in dotazione ai militari. Durante una manifestazione nella zona della Delta, il gas ha ucciso un bambino di dieci mesi che con sua madre si trovava in quel momento troppo vicino al luogo dello sparo”. L’uso più massiccio dei gas, denuncia Samia, è stato fatto ad Alessandria, “dove non c’è copertura mediatica e le forze di sicurezza agiscono quasi del tutto indisturbate”.
Mentre stiamo per concludere la telefonata la connessione s’interrompe. Una due, tre, volte. “Internet – spiega Samia quando riesco a richiamarla – è molto debole in tutto l’Egitto perché tutti si connettono a Twitter per capire cosa stia succedendo e per ora il servizio non è stato sospeso come accadde in occasione della caduta di Mubarak. Siamo comunque pronti a qualsiasi evenienza e se dovessero staccare la rete, ognuno ha i numeri di telefono delle abitazioni dei propri compagni, in modo da potersi comunque tenere in contatto”.
E per domani è prevista una manifestazione oceanica, forse l’ultimo braccio di ferro tra esercito e manifestanti.
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Il regime egiziano nazista utilizza l’uccisione da camera a gas, come ha fatto Hitler con gli ebrei e Saddam con gli iraniani ei curdi in Nord Iraq. Maresciallo Tantawi e il tenente generale Sami Anan e il loro soldati trasformano il centro del Cairo (piazza Tahrir) in una camera a gas per uccidere grande massa dei manifestanti pacifici.
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Il regime egiziano nazista utilizza l’uccisione da camera a gas, come ha fatto Hitler con gli ebrei e Saddam con gli iraniani ei curdi in Nord Iraq. Maresciallo Tantawi e il tenente generale Sami Anan e il loro soldati trasformano il centro del Cairo (piazza Tahrir) in una camera a gas per uccidere grande massa dei manifestanti pacifici.
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